Salvini boccia Draghi al Quirinale: “Resti premier”

Nella foto d'archivio ANSA il presidente del Consiglio Mario Draghi e il leader della Lega Matteo Salvini in Senato
Nella foto d'archivio ANSA il presidente del Consiglio Mario Draghi e il leader della Lega Matteo Salvini in Senato.

ROMA. – Matteo Salvini sposa la tesi dell’Economist e blinda Mario Draghi a Palazzo Chigi sbarrandogli la strada verso il Colle. Una posizione già assunta settimane fa da Forza Italia che, sulla carta, quando mancano diverse settimane al via delle votazioni, se venisse mantenuta potrebbe clamorosamente togliere dalla partita uno dei potenziali protagonisti della sfida, relegando l’ex Governatore della Bce sin da ora al ruolo di semplice spettatore esterno.

Chissà se questa mossa così netta e repentina sia il modo scelto da Salvini, si ragiona in ambienti parlamentari della maggioranza, per bloccare sul nascere una manovra orchestrata dagli uomini di Draghi per portarlo al Quirinale. Ma a colpire stavolta sono i toni quasi ruvidi usati dal leader leghista nei confronti del Presidente del Consiglio, quasi fossimo già in campagna elettorale: “Draghi resti premier”, asserisce Salvini durante una pausa del processo sul caso Open Arms, in corso a Palermo.

“Sono assolutamente d’accordo con l’Economist”, aggiunge. Per poi chiedersi in modo retorico: “Io faccio lo sforzo di stare con il Pd e Draghi se ne va? Abbiamo prolungato lo stato d’emergenza fino al 31 marzo e lui se ne va?”. Come dire, se io faccio scelte responsabili per il bene del Paese, pagando anche un prezzo politico, Draghi non può pensare di prendere baracca e burattini e mollare tutto.

Stessa linea, seppure espressa con toni più distensivi, quella di Forza Italia: “Che Draghi rimanga a Palazzo Chigi – sottolinea il coordinatore nazionale azzurro Antonio Tajani – è un fatto che riguarda l’interesse nazionale. E’ un grande attestato di stima nei confronti di Draghi – chiarisce – ma non dimentichiamo che il Covid non è battuto, lo stato di emergenza è stato prorogato, ci sono le riforme e il Ricovery da portare a termine. Ormai tutti dicono la stessa cosa: lo dico io, lo dice Salvini, ma anche Letta, Conte, Washington e Bruxelles. E’ una voce unanime di buon senso condivisa dalla maggioranza degli italiani”.

Dal Nazareno si ricorda che il Pd è concentrato sulla legge bilancio: fare un buon lavoro – è la linea – è il modo migliore per supportare l’esecutivo, nei fatti non a parole. Quanto a Berlusconi – concludono le stesse fonti – vale quanto detto in questi giorni.

A questo punto, in effetti, sempre ipotizzando che Draghi sia definitivamente fuori dai giochi, il pensiero torna sulla candidatura del cavaliere, esclusa nettamente non solo dal Pd ma anche dai 5s, ma rilanciata sempre oggi da Matteo Salvini. “A differenza di Letta che dice ‘sì vanno bene tutti ma Berlusconi no’ io – puntualizza il leader leghista – mi siederò al tavolo ascoltando tutti: ma perché Berlusconi no? Se Berlusconi avesse i numeri non c’è un articolo della Costituzione che prevede che il segretario del Pd possa mettere i veti”.

Solo il tempo dirà se si tratta di semplice tattica, o se veramente il centrodestra lavorerà al blitz per eleggere il Cavaliere con un voto a maggioranza semplice. Intanto, inevitabile, prosegue il tam tam del toto-nomi. Oltre alle personalità più volte citate dalla stampa, da registrare tra le new entry anche Letizia Moratti.

Infine, in vista della pausa festiva, sempre Salvini rilancia la sua iniziativa di un tavolo da convocare tra Natale e Capodanno. “Per me – ribadisce l’ex Ministro dell’Interno – ci si potrebbe trovare prima della fine dell’anno per iniziare a ragionare di criteri e chiederò anche una moratoria sulle dichiarazioni e sulle polemiche giornalistiche perché altrimenti è difficile mettersi d’accordo quando poi ogni giorno uno dice qualcosa di diverso sui giornali”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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