ROMA. – Nuova pista nell’intricata e opaca mappa che tenta di risalire alle origini della pandemia di Covid. A riscrivere la cronologia della diffusione del Sars-CoV-2 è la prestigiosa rivista Science, che individua in una venditrice del mercato di Wuhan la paziente zero e riaccende il dibattito sulle radici del contagio, passato alternativamente dal salto di specie alla fuga dal laboratorio della città cinese.
Analizzando una serie di informazioni provenienti dagli ospedali prima che venisse lanciato l’allarme il 30 dicembre 2019 e rilevando discrepanze tra le informazioni pubbliche disponibili, il virologo Michael Worobey, professore di Ecologia e Biologia Evolutiva alla University of Arizona, ha smontato la teoria sposata dall’Organizzazione mondiale della Sanità secondo la quale il primo ad essere infettato è stato un contabile che viveva a chilometri di distanza da Wuhan.
Grazie al ritrovamento di un’intervista video, allo studio di un caso descritto in un articolo scientifico e a una cartella clinica, lo scienziato ha ricostruito che l’uomo, 41 anni, non si è ammalato l’8 dicembre come sostenuto dall’Oms, ma solo il 16 dicembre. Risale invece all’11 dicembre l’infezione di una donna che lavorava nel Huanan Seafood Wholesale Market e a stretto giro altri casi segnalati da due ospedali e legati al mercato di animali vivi. Altri contagi ancora erano geograficamente concentrati intorno ad esso.
“In questa città di 11 milioni di persone, metà dei primi casi sono legati a un luogo delle dimensioni di un campo da calcio”, ha detto Worobey al New York Times, sottolineando che “diventa molto difficile spiegare questo schema se l’epidemia non è iniziata al mercato”.
Riprende quota così l’ipotesi del salto di specie dall’animale all’uomo, anche perché Worobey non può essere certo accusato di convinzioni pregiudiziali. Nel maggio scorso, sempre su Science, lo scienziato scriveva che la pista della fuga del virus dal laboratorio o comunque un errore umano era da percorrere seriamente. Sulla nuova teoria di Worobey concorda anche Peter Daszak, un esperto di malattie che faceva parte del team investigativo dell’Oms: “Quella data dell’8 dicembre è stata un errore”, ha detto sempre al New York Times.
Intanto peggiorano le condizioni di salute della reporter cinese Zhang Zhan, incarcerata dopo aver filmato e diffuso le immagini di un ospedale sovraffollato a Wuhan all’inizio della pandemia, e ora in sciopero della fame dopo essere stata condanna a 4 anni di prigione per “aver causato disordini pubblici”. L’Alto commissariato Onu per i diritti umani ha lanciato un appello alle autorità di Pechino chiedendone l’immediata scarcerazione.
(di Eloisa Gallinaro/ANSA).