Mattarella raddoppia: “Anche Leone chiese la non rieleggibilità del Presidente”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante l’incontro di studio “Giovanni Leone. Presidente della Repubblica 1971-1978” nel ventesimo anniversario della scomparsa
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante l’incontro di studio “Giovanni Leone. Presidente della Repubblica 1971-1978” nel ventesimo anniversario della scomparsa (foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

ROMA. – “Repetita iuvant”. Sergio Mattarella raddoppia e usa le parole di Giovanni Leone, ex presidente della Repubblica ed insigne giurista, per raffreddare i “rumours” parlamentari e le indiscrezioni giornalistiche che tengono alto, anzi altissimo, il suo nome per un bis al Quirinale. A meno di tre mesi dalla fine del suo settennato non a caso ripete che, pur essendo possibile, non è consigliato affidare un secondo mandato alla stessa persona: ben meglio sarebbe, e lo disse recentemente con chiarezza, una modifica costituzionale per abolire il cosiddetto semestre bianco, cioè quei sei mesi nei quali il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere.

Dopo averlo detto già detto ricordando un capo dello Stato ancora più lontano nel tempo, Antonio Segni, oggi dalla sala del Bronzino del Quirinale ripesca un’affermazione – identica nella sostanza – di Giovanni Leone che chiese “la non rieleggibilità del presidente della Repubblica con la conseguente eliminazione del semestre bianco”. Stesso concetto e situazione analoga: oggi Mattarella lo ha inserito in un lungo discorso sulla figura di Giovanni Leone in occasione dei 20 anni dalla sua morte.

Una citazione del lontano 1975, evidentemente assai efficace ancora oggi. Fu un intervento formale in Parlamento che, sottolinea Mattarella, “venne ritenuto da giuristi uno dei maggiori interventi sulle riforme istituzionali”. Certamente non basterà neanche questo secondo “avviso ai naviganti” per far uscire il suo profilo dal precoce “toto-nomi” di questa lunghissima corsa al Colle ma, forse, da oggi sarà più chiaro a tutti che Mattarella non è sicuramente “candidabile” ad una corsa alla quale non vuole partecipare.

A dare forza al tutto, interviene un’anticipazione dell’Espresso a confermare che il capo dello Stato non solo ha trovato un appartamento per la sua vita dopo il Quirinale ma ne ha anche già firmato il contratto. Poi il tempo darà risposte e l’imprevedibilità della politica – o meglio il suo fallimento – ha già portato all’eccezione Napolitano. Un bis non voluto ma richiesto a gran voce da una platea consapevole di non essere in grado di esprimere un nuovo capo dello Stato.

Con questa seconda puntualizzazione sicuramente Sergio Mattarella ha riportato il dibattito nella sua logica, cioè la ricerca di un consenso parlamentare su un nome nuovo da indirizzare alla guida del Quirinale per i prossimi sette anni. Il presidente ha completato una riabilitazione politica di Giovanni Leone, peraltro già formalmente avvenuta ai tempi della presidenza di Oscar Luigi Scalfaro.

In un continuo intreccio tra passato e presente Mattarella ha sfiorato anche temi personali. Come quando, ricordando la solitudine di Giovanni Leone dopo le sue dolorosissime dimissioni e il conseguente auto-isolamento nella villa delle Rughe, alle porte di Roma, è sembrato ben comprendere quel sentimento: “l’esercizio delle funzioni alle quali venne chiamato portò anche alla definizione di Leone “uomo solo”.

Forse la solitudine è coessenziale alla funzione di Presidente della Repubblica- riconosce – ma nessun uomo è solo se sceglie di mantenere la sua libertà, avendo come limite l’obbedienza alla propria coscienza”. Una frase, quasi un testamento politico, che efficacemente sintetizza i suoi sette anni al Quirinale.

Significativo anche un altro passaggio nel quale, sempre citando Leone, il presidente riconosce un filo conduttore della tumultuosa storia d’Italia vista dall’alto del Colle: la necessità di operare sopra le parti per ricordare al Paese una comunione d’intenti che vada al di là della dialettica politica: si tratta della necessità di una costante ricucitura del tessuto sociale. “E quello della ricucitura, del rammendo, è tema che tornerà frequentemente nella pedagogia dei presidenti che si sono succeduti al Quirinale”, ha chiosato Mattarella quasi indicando al suo successore quale sarà parte del lavoro di un presidente.

(di Fabrizio Finzi/ANSA)

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