Ue richiama Italia su spiagge, Governo prende tempo

Uno stabilimento balneare. (ANSA)

ROMA.  – L’attesa legge sulla concorrenza non risolve, almeno per ora, il conflitto con l’Unione europea sulle concessioni balneari che l’Italia avrebbe dovuto mettere a gara al più presto.

E la Commissione torna a richiamare Roma sul rispetto della normativa sul mercato interno, rianimando lo spettro di una nuova bocciatura della Corte di Giustizia europea, stavolta con multa salatissima: la procedura d’infrazione aperta lo scorso anno andrà infatti avanti, perché nel ddl concorrenza Bruxelles non ha trovato le motivazioni per stopparla.

Ma non è ancora escluso che il Governo intervenga di nuovo, anche a stretto giro, cioè non appena sarà pubblicato il parere del Consiglio di Stato sulla validità della legge che proroga le concessioni al 2033.

La liberalizzazione delle concessioni balneari, che divide Italia e Ue almeno dal 2009, è un tema divisivo anche nella maggioranza al governo. La Lega rivendica il “successo” di aver “evitato il ritorno alla direttiva Bolkestein, che avrebbe messo a rischio il futuro di migliaia di stabilimenti balneari e decine di migliaia di posti di lavoro”, fa sapere il deputato della Lega Claudio Durigon, capo dipartimento Lavoro del partito.

I senatori della Lega parlano di “nervosismo che traspare dai palazzi di Bruxelles”, che “non aiuta la distensione di una materia complessa”. Di parere opposto il Movimento 5 Stelle: per il senatore  Marco Croatti, “la questione balneari non può più attendere”, e chiede al Governo Draghi di intervenire “su un oligopolio all’italiana sulle spalle dei consumatori”.

Per ora da Bruxelles, dove è aperta una procedura d’infrazione dal 2020 per il rinnovo delle concessioni demaniali, il richiamo è d’obbligo ma non dà scadenze. “É importante che le autorità italiane mettano rapidamente in conformità la loro legislazione, e le loro pratiche relative alle attribuzioni delle concessioni balneari, con il diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia”, avverte un portavoce.

L’intenzione è di passare alla seconda tappa della procedura, cioè il parere motivato, prima della nuova stagione estiva, dando così al Governo tutto l’inverno per evitarlo.

Sebbene i fondi del Recovery non siano a rischio nemmeno con una sanzione, perché le concessioni balneari non rientrano nei requisiti per ottenerli, è concreto il pericolo di una multa giornaliera, per ogni giorno di violazione delle norme Ue sul mercato interno, se la procedura finirà alla Corte del Lussemburgo.

Ma i balneari non sono l’unico capitolo del ddl concorrenza che il giorno dopo fa ancora discutere. Enrico Borghi, membro Pd del Copasir e responsabile sicurezza del partito, mette in guardia dal rischio di “scalate estere” sulle concessioni idroelettriche e delle rinnovabili, proprio mentre acquistano un’importanza sempre maggiore con la transizione energetica.

Per la loro natura strategica, spiega, “serve una rilettura dell’impianto normativo del regime concessorio”. Timore espresso anche dall’Uncem, l’unione dei Comuni montani, preoccupati che le “potenze economiche” da tutto il mondo possano “colonizzare l’Idroelettrico sui territori”. Resta poi sempre aperta la questione dei taxi, già pronti allo sciopero se non verrà stralciato l’articolo del ddl concorrenza che punta a un riordino delle licenze.

(di Chiara De Felice/ANSA).

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