Club dei sovranisti accelera su nuovo gruppo al Parlamento Europeo

Il premier ungherese, Viktor Orban, in visita a Milano con il vicepremier italiano, Matteo Salvini.
Il premier ungherese, Viktor Orban, in visita a Milano con il segretario della Lega, Matteo Salvini.

BRUXELLES. – Contare di più, numericamente e non solo, in un’Assemblea dove l’incisività dei sovranisti è ridotta ai minimi termini. E’ innanzitutto questo l’obiettivo che Matteo Salvini, Viktor Orban e Mateusz Morawiecki vogliono darsi tentando di far decollare il gruppo unico della destra in Europa e unire – totalmente o almeno in parte – i partiti che al momento militano in Id e Ecr. Da qui alla prossima settimana, spiegano gli ungheresi di Fidesz, il negoziato entrerà nel vivo per “forme concrete di cooperazione”.

La videocall dei tre leader segna un passo avanti su una strada tuttavia ancora in salita. E c’è da considerare il fattore tempo: a gennaio Strasburgo vivrà il suo ‘Midterm’ con l’elezione del presidente dell’Europarlamento, a cui vanno aggiunti i rinnovi delle presidenze di commissione. Formare un gruppo unico in una stagione successiva avrebbe un significato poco più che simbolico.

Salvini, Orban e Morawiecki vogliono accelerare per motivi diversi. Il primo con un occhio agli equilibri interni alla Lega. Il secondo vede gli eurodeputati di Fidesz da mesi relegati tra i non iscritti dopo l’uscita dal Ppe. Il terzo si sta giocando il tutto per tutto in una contesa con Bruxelles che va dalla questione dello Stato di diritto allo sblocco dei fondi europei per il Pnrr polacco.

I tre già si videro il primo aprile scorso a Budapest siglando il patto per il cosiddetto “Rinascimento europeo”. Nel manifesto non si parlava più di uscita dall’euro o dall’Ue ma si faceva perno su un’Unione a trazione federativa e legata alle sue radici giudaico-cristiane. Cercando così di smussare eventuali estremismi.

Poi, da lì, il percorso è stato stoppato da una serie di ostacoli. A cominciare dai rapporti tra i polacchi del Pis (che militano tra i Conservatori) e Marine Le Pen (in Id) che restano non serenissimi per le diverse posizioni rispetto alla Russia. E poi c’è Fdi – copresidente del gruppo Ecr – , che non ha mai manifestato entusiasmo all’idea. E che, non a caso, accoglie con malcelata freddezza la videocall.

Il treno del gruppo unico, però, potrebbe essere davvero partito. E rischia di mettere in difficoltà anche il Ppe in vista dell’elezione del presidente dell’Europarlamento che, dopo David Sassoli, spetterebbe ai Popolari. Ma, con un gruppo unico sovranista in campo, il Ppe non potrebbe fare a meno della sua ala destra. Soprattutto se i socialdemocratici puntassero alla riconferma di Sassoli rompendo l’accordo di inizio legislatura.

(di Michele Esposito/ANSA)

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