Pressing Usa per aumento produzione, crolla il petrolio

Un pozzo di petrolio in un campo vicino a Ponca City, Oklahoma
Un pozzo di petrolio in un campo vicino a Ponca City, Oklahoma (ANSA / LARRY W. SMITH)

NEW YORK.  – Il petrolio sotto pressione. I prezzi del Wti e del Brent perdono oltre il 3% in vista del profilarsi dello showdown fra Joe Biden e l’Opec+.

Pur impegnandosi a combattere la “minaccia esistenziale” del cambiamento climatico, il presidente americano chiede al cartello dei paesi produttori di aumentare la produzione di petrolio così da ridurne i prezzi e allentare le pressioni inflazionistiche che minacciano l’agenda economica della Casa Bianca e la ripresa economica americana e non solo. Una richiesta che non è ancora chiaro se l’Opec+ accoglierà o meno.

Se la rifiutasse e decidesse di continuare a portare avanti il suo piano di graduali rialzi da 400.000 barili al giorno, il cartello dei paesi produttori si metterebbe in rotta di collisione con l’amministrazione Biden, complicando ulteriormente i rapporti fra la Casa Bianca e l’Arabia Saudita, importante alleato americano in Medio oriente. Da quando si è insediato, Biden non ha mai parlato con il principe ereditario Mohammed bin Salman, irritando Riyadh che aveva accesso libero alla Casa Bianca con Donald Trump.

Ma se anche l’Arabia Saudita fosse incline a cedere al pressing americano, diversi altri paesi dell’Opec+ non sembrerebbero intenzionati a farsi intimidire. L’Iraq e il Kuwait, riporta l’agenzia Bloomberg, hanno infatti espresso la preferenza di continuare ad adottare il piano già delineato. E gli analisti scommettono che sarà proprio questa la strada che alla fine sarà seguita viste le difficoltà del cartello a rispettare già i target di produzione fissati e le previsioni per un 2022 in salita.

Senza contare che non è chiaro l’ammontare dell’aumento che gli Stati Uniti vorrebbero. In questo quadro di incertezza e tensione i prezzi del petrolio sono sotto pressione e accusano cali sopra il 3% pur mantenendosi saldamente sopra gli 80 dollari al barile.

Riduzioni ben più pesanti potrebbero profilarsi se Biden, respinto dall’Opec+, decidesse di ricorrere alla riserve petrolifere strategiche: liberarle potrebbe causare un tonfo dei prezzi, soprattutto se fatto in concomitanza con altri paesi industrializzati.

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