Salvini tiene in standby Draghi al Colle, nodo Berlusconi

Nella foto d'archivio ANSA il presidente del Consiglio Mario Draghi e il leader della Lega Matteo Salvini in Senato
Nella foto d'archivio ANSA il presidente del Consiglio Mario Draghi e il leader della Lega Matteo Salvini in Senato.

ROMA. – Troppo presto per parlarne a tre mesi dall’elezione del capo dello Stato. Eppure tutti ne parlano in un gioco di tattiche, temporeggiamenti e ‘desiderata’. Dopo il confronto a distanza tra Enrico Letta e Giuseppe Conte sul Quirinale, è Matteo Salvini a ‘ripescare’ il nome di Mario Draghi come prossimo inquilino al Colle.

“Se mi chiedono se sarebbe un buon presidente della Repubblica, rispondo che lo voterei domattina”, dice secco nell’anticipazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa. Dietro la certezza che il premier “è una risorsa per il Paese”, il segretario della Lega rimette in campo il nome di Draghi. Non cita invece Silvio Berlusconi che il centrodestra si è impegnato a sostenere compatto. E svicola così, tenendosi le mani libere: “Sul Quirinale gli scenari cambiano ogni momento”.

Concluse le amministrative, archiviato lo scontro sul disegno di legge Zan e superata la prova del G20, la politica comincia a studiare la partita clou di febbraio. E ,forse ,memore dei franchi tiratori che si sono esercitati il 27 ottobre al Senato sul ddl Zan, si prepara a più scenari. Torna così in ballo Draghi, declinato insieme a tante altre subordinate, a cominciare dalla data delle elezioni politiche..

Le parole di Salvini – frutto di più colloqui con Vespa, l’ultimo una decina di giorni fa, secondo la Lega – stridono con le rassicurazioni date proprio allora sul Cav (“Se decidesse di scendere in campo, avrebbe tutto il nostro sostegno”, aveva sostenuto il leghista il 21 ottobre, il giorno dopo la reunion degli alleati a Villa Grande).

La Lega garantisce che Berlusconi resta ‘il piano A’, in attesa di capire cosa farà l’ex numero uno di Bankitalia e della Bce. Tuttavia, FI non sembra né troppo sorpresa né delusa dall’ultimo rilancio di Salvini. Non si sa se per non mostrare il fastidio per il piano B (Draghi) o per sminuirne la possibilità. E ricorda che anche il Cavaliere aveva promosso Draghi come “un ottimo presidente della Repubblica” e l’aveva fatto tornando a Bruxelles dopo una lunga assenza, pur aggiungendo che chissà se non fosse meglio, per lui e per il bene dell’Italia, restare a Palazzo Chigi.

Ufficialmente l’appoggio del centrodestra a Berlusconi non viene meno, così come l’impegno sulla legge elettorale per mantenere il sistema maggioritario. Arroccandosi duramente (soprattutto Salvini e Meloni) contro il proporzionale e in ogni caso contro una riforma elettorale caldeggiata dal Pd. Inoltre, non scandalizza più nemmeno l’orizzonte del 2023, come fine legislatura, rinunciando quindi al voto anticipato.

Del resto il flop diffuso alle ultime comunali non incoraggia affatto a sfidare di nuovo gli elettori a breve. Del ‘non voto’ parla Salvini nel libro di Vespa sui presunti dubbi di Draghi al Quirinale: “Non so se voglia andarci. Anche se ci andasse, non credo che ci sarebbero le elezioni anticipate”.

Boccia nettamente il ritorno alle urne Luigi Di Maio: “Molte forze politiche parlano di Quirinale perché vogliono elezioni subito. Io no”, scandisce il ministro degli Esteri ed esponente di spicco dei 5 stelle, spiegando che la pandemia non è finita ed è ancora aperto il cantiere del Pnrr e delle riforme collegate.

Ragioni molto più pragmatiche per Paola Binetti, senatrice dell’Udc. “Con il taglio del numero dei parlamentari pochi potranno sperare di essere ancora eletti. In più c’è la pensione che scatta dopo 4 anni, 6 mesi e un giorno, quindi a fine legislatura”.

Fuori dal coro resta Fratelli d’Italia. Il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida insiste: “Il ritorno alle urne non è un nostro capriccio ma una necessità e in quest’ottica continuiamo a sostenerla”. Eppure il fronte sembra sfaldarsi se anche Ignazio La Russa, del suo stesso partito, ammette placido che “con Draghi sono molto più probabili le elezioni anticipate, ma non certe. Del resto non puoi fare un patto davanti al notaio”.

(di Michela Suglia/ANSA)

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