G20, Draghi: “E’ stato un successo. Intesa non scontata”

La conferenza stampa del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, a conclusione dei lavori del Vertice dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi del G20
La conferenza stampa del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, a conclusione dei lavori del Vertice dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi del G20. (Ufficio Stampa e Comunicazione della Presidenza del Consiglio)

ROMA. – “Non era scontato”, sorride alla fine Mario Draghi. Il tavolo del G20 a presidenza italiana è stato più volte sul punto di saltare, i Paesi più restii a sostenere gli impegni sul clima hanno minacciato di non firmare la dichiarazione finale. Ancora in mattinata, mentre gli sherpa concludevano una maratona di negoziati lunga un’intera notte, il presidente del Consiglio italiano ammoniva i leader che i passi compiuti erano “insufficienti” per evitare una “catastrofe”: “O agiamo ora o rischiamo di fallire. Vinciamo o falliamo insieme”, aggiungeva, rilanciando l’impronta multilaterale del G20 di Roma.

A sera però, incassato il via libera sul clima da Cina, India e Russia, traccia un bilancio positivo: “Non è stato facile ma, come ha detto Biden, lo ricorderemo come un summit di successo perché ha mantenuto vivi i nostri sogni. Abbiamo riempito di sostanza il bla bla, le parole”.

Fino alla notte tra sabato e domenica, racconta Draghi nella conferenza stampa finale, non si registravano passi avanti. “I Paesi emergenti fin dagli ultimi mesi sembrava non avessero nessuna intenzione di prendere altri impegni”, afferma il presidente del Consiglio. Alla fine l’accordo, sancito da due applausi degli sherpa e sospeso all’ultimo da un supplemento di riflessione della Turchia, costa un bilanciamento tra gli obiettivi sul clima e i fondi alle economie emergenti, ad esempio con i 650 miliardi dell’Fmi dai diritti speciali di prelievo.

Per indurre un colosso dell’acciaio come la Cina ad abbandonare il carbone viene garantito che a “qualunque progresso rispetto al passato” si accompagna “la promessa di aiuto da parte dei Paesi più ricchi”. L’Italia triplica il suo contributo al fondo per il clima destinato ai Paesi più poveri, con 1,4 miliardi di dollari l’anno per cinque anni, ma non riesce a ottenere che tutti gli altri facciano altrettanto e dunque il fondo resta da 100 miliardi l’anno (obiettivo non ancora rispettato).

Ma la rinuncia più grande è quella a fissare al 2050 la deadline per l’obiettivo emissioni zero: bisogna limitarsi a indicare la “metà del secolo”, una formula che nell’interpretazione di Draghi (non della Russia) pende più verso il 2050. E soprattutto “prima non c’era”.

Andare avanti “step by step”, con pragmatismo. Questa la strategia del premier. Le “ambizioni” sono finalmente condivise, la “velocità di azione” molto meno. Ma fanno ben sperare non solo una nuova sensibilità climatica dell’opinione pubblica cinese, ma anche la disponibilità del settore privato a mettere a disposizione “centinaia di trilioni di dollari”.

Fin qui sul clima. Quanto a vaccini e Global minimum tax, l’Italia ritiene di aver raggiunto impegni “storici”. “Abbiamo gettato le basi per una ripresa più equa”, rivendica Draghi di fronte alle critiche degli attivisti ma anche di chi parla di “speranze insoddisfatte”. “Se iniziamo a litigare non andiamo da nessuna parte”, afferma il premier italiano, che a margine del G20 in un colloquio con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi rilancia il dialogo tra Pechino e Ue sullo spinoso tema dei diritti.

Cooperare “è l’unica cosa che si possa fare”, afferma. E guardando alle tensioni tra Cina e Usa, descrive la situazione con una citazione del New Yorker: “Fight fight, talk talk” (litigare e parlare). Una giornalista inglese gli chiede se si senta il vero leader del multilateralismo. “No”, risponde Draghi.

L’Italia non è mai stata così centrale?, gli domanda un altro cronista straniero: “Non penso di poter far confronti, dobbiamo andare avanti e lavorare”, si schermisce il premier. Alla fine però sorride all’idea che, come dimostra anche l’intesa Usa-Ue sui dazi, ci si stia lasciando alle spalle l’era del protezionismo.

“E’ facile suggerire cose difficili, difficile è eseguirle. Il risultato del G20 poteva essere raggiunto solo in un contesto multilaterale. Quello che stiamo facendo oggi è un passo avanti in situazione difficile”, conclude il premier italiano mixando soddisfazione e realismo. E chiude il suo summit con un omaggio a una “paladina del multilateralismo” come Angela Merkel, al suo ultimo G20: “Faremo tesoro del tuo insegnamento”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

Lascia un commento