Nessun accordo sul Ddl Zan, in Aula si va alla conta

Un momento della manifestazione Pride 'Per la legge Zan e molto di pi˘: non un passo indietro', a Torino
Un momento della manifestazione Pride 'Per la legge Zan e molto di pi˘: non un passo indietro', a Torino, 5 giugno 2021. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – Lo scontro finale sul ddl Zan in Senato si consumerà oggi in Aula quando terminata la discussione generale si passerà al voto sul non passaggio all’esame degli articoli. Falliti tutti i tentativi di trovare un accordo, protagonisti della giornata di oggi a palazzo Madama. La proposta di slittare di una settimana l’esame dell’Assemblea è naufragata alle 20.30 nel corso di una capigruppo quando il Pd ha avuto la certezza che la tagliola non sarebbe mai stata ritirata.

Dopo la sospensione della discussione sul ddl dettata dalla pausa estiva, ad aspettare al varco il provvedimento, arrivato a palazzo Madama nell’aprile scorso, c’è infatti la richiesta di Lega e Fratelli d’Italia di mettere ai voti il non passaggio all’esame degli articoli, la cosiddetta tagliola, per andare direttamente al voto finale senza l’esame degli emendamenti. Entrambi i voti, con una richiesta sottoscritta da venti senatori, sarebbero a scrutinio segreto.

Il rischio è che nel segreto dell’urna, in assenza di un accordo politico, il ddl finisca con l’essere affossato per sempre. Il Pd però promette battaglia, afferma la capogruppo dem Simona Malpezzi e cercherà in tutti i modi di ottenere il voto palese. Al termine di una giornata che ha visto protagonista nella Camera Alta una girandola di incontri, l’appello del segretario dem Enrico Letta di “cercare un’intesa” è caduto nel vuoto.

Letta ancora ieri mattina infatti invitava a fare di tutto per non affossare una legge “chiesta soprattutto dai giovani”. Trovare un accordo è per il segretario dem, “una responsabilità per arrivare al risultato finale”. Tuttavia il tentativo di cui investe direttamente Alessandro Zan, il deputato che ha dato il nome alla legge, scricchiola sin dall’inizio.

Inviato alle 13.30 in Senato con la missione speciale di aprire una serie di incontri per trovare una quadra prima del passaggio in Aula, incassa subito il rifiuto del centrodestra, anche quello di Forza Italia, gruppo sul quale Zan puntava per allargare quella breccia aperta già nei mesi scorsi da alcuni azzurri schierati in favore del provvedimento.

Oltre a M5s, Leu e al senatore Riccardo Nencini, solo i capigruppo di Camera e Senato di Italia viva, Maria Elena Boschi e Davide Faraone, partecipano al tavolo aperto da Zan insieme alla presidente dem a palazzo Madama, Simona Malpezzi. I renziani si propongono ancora una volta come cerniera tra le due barricate di favorevoli e contrari. “Chi preferisce affossare la legge si prenderà le proprie responsabilità”, sono le parole di Boschi al termine dell’incontro.

Alla riunione di maggioranza convocata dal presidente della commissione Giustizia Andrea Ostelllari, non siedono invece Leu e M5s, presente la capogruppo dem Simona Malpezzi, e anche Anna Maria per FI, Massimiliano Romeo per la Lega, Davide Faraone per Italia viva e Julia Unterberger per le Autonomie. Un incontro dai toni accesi dove sono volate parole grosse e qualche senatore ha persino perso la pazienza minacciando di lasciare l’aula della commissione prima della fine.

Dopo più di un’ora di scintille la riunione è stata interrotta per consentire una riunione dei capigruppo e l’intervento della presidente del Senato Elisabetta Casellati. A niente sono servite le due capigruppo convocate in serata nel tentativo di un accordo in extremis. L’appuntamento per le due fazioni è rimandato a domattina alle 9.30 in Aula dove quello che conterà saranno solo i numeri.

(di Simonetta Dezi/ANSA)

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