Vino: l’export riprende la corsa, meglio del pre-Covid

Visitatori durante la cerimonia di inaugurazione del Vinataly Special Edition 2021 a Verona, Itala, 17 ottobre 2021.
Visitatori durante la cerimonia di inaugurazione del Vinataly Special Edition 2021 a Verona, Itala, 17 ottobre 2021. ANSA/EMANUELE PENNACCHIO

VERONA. – Dopo il calo nel 2020 per la pandemia, nei primi sette mesi del 2021 è crescita robusta per l’export del vino e degli alcolici, con un +14,5% del primo settore e un +23,2% degli ‘spirits’, e un incremento maggiore oltre i confini europei, in particolare negli Stati Uniti come primo mercato di destinazione.

Lo attesta il rapporto “Vino e spirits” elaborato da Sace, Mediobanca e Ipsos, e presentato a Verona nell’ambito del Vinitaly Special Edition. A livello regionale, la ripresa dell’export è ben diffusa, con tassi a doppia cifra nelle prime 5 regioni, capeggiate dal Veneto, che rappresenta da solo un terzo delle esportazioni totali, anche se cresce a un tasso inferiore a quello medio (+12% nei vini) per un totale di 1,1 miliardi, seguito dal Piemonte (572 milioni, +22,3%), la Toscana, Trentino-Alto Adige ed Emilia Romagna.

Dall’analisi del mercato emerge che la pandemia del 2020 ha consolidato alcune tendenze in atto. Protagoniste restano le cantine (+4,5%) spinte dall’online, in particolare (+74,9%) dai siti aziendali; crescono nuovi prodotti come il vino biologico (+10,1%), in particolare quelli vegani e naturali (il 2% del mercato). Le aziende, segnando un -3,9% nei fatturati, rappresentano il segmento più resiliente rispetto alle altre bevande, adottando misure non per proteggersi, ma come basi per la ripresa.

L’aumento dell’indebitamento non ha compromesso la stabilità patrimoniale, perché le imprese hanno potuto iscrivere rivalutazioni monetarie sugli asset intangibili. La tendenza del mercato – sottolinea il report – è verso la crescita ad acquistare prodotti locali, con un aumento dell’attenzione online. Altre dinamiche riguardano la spinta alla naturalezza e l’attenzione al vino ‘bio’, in maggioranza delle donne residenti nei territori del Centrosud.

Le tendenze riscontrate al settembre 2021 indicano una spinta maggiore verso la convenienza rispetto alla qualità, per il 25% dei consumatori di vini fermi e il 31% degli spumanti. Il tasso di “infedeltà” riguarda il 65% dei consumatori per i fermi e il 72% per gli spumanti, segno che la voglia di cambiare è molto alta, e ad essa le aziende devono porre attenzione.

“Quella del vino – ha commentato Mario Bruni, direttore Mid Corporate di Sace – è una filiera diversificata, con piccole e grandi aziende da valorizzare. Noi siamo d’aiuto per approcciare questi mercati”.

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