Inflazione non abbassa la testa: a settembre piú 2,5%

Un mercato rionale in un'immagine d'archivio.
Un mercato rionale in un'immagine d'archivio. ANSA / STRINGER

ROMA. –    L’Istat rivede al ribasso le stime sull’inflazione a settembre ma l’aumento dei prezzi al consumo rimane al top da novembre 2012. Secondo i dati definitivi i prezzi al consumo per l’intera collettività al lordo dei tabacchi (indice Nic) sono scesi a settembre dello 0,2% rispetto ad agosto (-0,1% la stima preliminare) mentre sono cresciuti del 2,5% sullo stesso mese dell’anno scorso (+2,6% la stima preliminare) con un balzo rispetto al 2% di agosto.

A settembre si registra un rallentamento dei consumi secondo l’analisi congiunturale di Confcommercio con una crescita dello 0,8% su base annua al livello più basso da marzo. Intanto in attesa della messa a terra dei primi investimenti del Pnrr ad agosto il debito pubblico italiano ha raggiunto un nuovo livello record con 2.734,4 miliardi (+8,5 miliardi ad agosto).

Sono molte quindi le ombre sulla ripresa economica a partire dalla crescita dei prezzi che significherà tensioni sui salari per evitare di perdere potere d’acquisto e richieste di adeguare le pensioni al costo della vita con un aggravio per la spesa pubblica.

L’aumento dei prezzi è stato trainato dalla crescita dei beni energetici che hanno segnato un +20,2% tendenziale (+19,8%) ad agosto con un +34,3% per i beni regolamentati (energia elettrica mercato tutelato, gas da riscaldamento ecc) e un +13,3% per quelli non regolamentati (tra i quali i carburanti).

Se si guarda alle divisioni di spesa a settembre si registra un aumento dei prezzi del 9,6% per Abitazione, acqua, elettricità e combustibili, del 7% per i trasporti e del 2,7% per i servizi ricettivi e di ristorazione mentre i prezzi dell’istruzione sono scesi del 3,9%. Per la divisione dei prodotti alimentari i prezzi a settembre registrano un +1,1% tendenziale. Scendono dello 0,9% anche i prezzi delle comunicazioni. Il carrello della spesa (i Beni alimentari, per la cura della casa e della persona)  accelera da +0,6% a +0,9%.

L’inflazione acquisita per l’anno è  all’1,7%.

La città più cara secondo l’analisi dei consumatori dell’Unc è Genova che con l’aumento dei prezzi del 3,6% ha un rincaro annuo di 874 euro per una famiglia media e di 1.399 per una famiglia di quattro persone. Quella con l’aumento dei prezzi più contenuto è Ancona con un’inflazione dello 0,8% e un rincaro su base annua di 408 euro per una famiglia media e di 544 per un nucleo di quattro persone.

La crescita dell’inflazione non è un fenomeno transitorio secondo la Confcommercio. ” La minore tonicità dei consumi associata al persistere di disfunzioni sul versante produttivo – scrive l’associazione –  comincia a determinare dinamiche del Pil più contenute. Nel mese di ottobre, stando alle nostre stime, questo indicatore dovrebbe registrare una crescita dello 0,1% su settembre e del 4,1% nel confronto annuo.

Dunque, la parte finale del 2021, seppure caratterizzata da una crescita diffusa sembra mostrare la compresenza di una molteplicità di fattori frenanti, anche in relazione allo scenario internazionale, sia per le strozzature presenti nei sistemi di approvvigionamento sia per la ripresa del proceso inflazionistico, oggi non più semplicisticamente derubricato a meramente transitorio”.

Bankitalia ha segnalato il nuovo record del debito a 2,734,4 miliardi  e l’andamento delle entrate tributarie nel mese pari a 44,9 miliardi, in lieve aumento (+0,3 miliardi) rispetto al corrispondente mese del 2020. Nei primi otto mesi del 2021 le entrate segnano un aumento di 29,8 miliardi a 288,2 miliardi, che risente anche degli slittamenti di alcune imposte di competenza del 2020.

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