Il caro energia agita i mercati, vola ancora prezzo gas

Pago a un benzinaio in distributore di benzina.

NEW YORK.  – Il caro energia agita i mercati, sempre più preoccupati per il rischio stagflazione e innervositi dall’impasse a Washington sull’aumento del tetto del debito, senza il quale c’è il pericolo di una crisi finanziaria globale e di una recessione peggiore di quella del 2008.

Le piazze finanziarie europee chiudono tutte in rosso, con Milano che arretra dell’1,3%, nonostante le rassicurazioni arrivate da Mosca. Il presidente Vladimir Putin ha assicurato che la Russia è un fornitore “affidabile e rispetta gli impegni presi”: Gazprom – ha aggiunto – non ha mai rifiutato di aumentare le forniture di gas all’Europa, “se richiesto”.

Parole che sono riuscite a fermare il rally dei prezzi del gas, saliti in soli due giorni fino al 60%, ma che non spazzano comunque via le preoccupazioni sull’andamento dell’inflazione.

Il caro energia infatti sta contribuendo in modo deciso al balzo dei prezzi al consumo,  facendo tremare le banche centrali spaventate dal pericolo che il loro “incubo peggiore”, ovvero il mix crescita lenta-corsa dell’inflazione, diventi realtà.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, i prezzi resteranno alti nei prossimi mesi prima di tornare ai livelli pre-pandemia a metà del 2022. La previsione del Fmi certifica così la tesi delle maggiori banche centrali sul fatto che l’inflazione alta è un fenomeno transitorio dovuto a problemi alle forniture e ai colli di bottiglie nelle catene di approvvigionamento.

Proprio sugli istituti centrali è acceso il faro degli investitori, con una particolare attenzione alla Fed che dovrebbe avviare già in novembre il processo della riduzione degli acquisti di asset, iniziando così a voltare pagina rispetto alle misure straordinarie messe in campo per la pandemia. Ma sulla Fed pesano non poche incertezze al di là dell’andamento dei prezzi.

C’è il nodo della presidenza della banca centrale americana: non è infatti ancora chiaro se Jerome Powell verrà confermato o meno per un secondo mandato. I democratici progressisti, con la senatrice Elizabeth Warren in prima fila, premono affinché venga sostituito perché “pericoloso” e inadeguato. Joe Biden non si è ancora pronunciato ma, secondo indiscrezioni, il presidente americano ha fiducia in Powell.

E poi c’è a più breve termine il nodo tutto político dell’aumento del tetto del debito. Al momento nessun accordo sembra all’orizzonte e il pericolo è che il Congresso non agisca entro il 18 ottobre, termine ultimo dopo il quale è probabile un default degli Stati Uniti.

I repubblicani non arretrano di un centimetro e ribadiscono che non aiuteranno i liberal ad alzare il tetto del debito. I democratici invece lavorano a un piano B che, però, deve incassare il via libera non scontato del partito, già spaccato sull’agenda economica di Biden.

Per cercare di sbloccare l’impasse il presidente americano convoca alla Casa Bianca i big di Corporate America. Intanto si passano all’esame ipotesi ‘creative’ quali la possibilità per il Tesoro americano di coniare una moneta di platino da 1.000 miliardi di dollari da depositare alla Fed e usare per far fronte alle spese senza creare un ulteriore debito.

A sostegno di una tale misura estrema si sono schierati diversi economisti, anche il premio Nobel Paul Krugman. Il segretario al Tesoro Janet Yellen non la ritiene però un strada percorribile, in quanto si tratterebbe solo di uno “stratagemma”.

In questo quadro Wall Street cala ignorando i buoni dati sull’occupazione nel settore privato, che ha creato in settembre 568.000 posti.  I listini americani sono tutti in rosso in un seduta turbolenta contrassegnata da un aumento dei rendimenti dei Treasury in vista del tapering della Fed.

Un balzo di cui pagano un conto salato i tecnologici, alle prese con una scia negativa accentuata dalle rivelazioni shock della talpa di Facebook  Frances Haugen. Per ora le scuse e le spiegazioni di Mark Zuckerberg non hanno aiutato.

(di Serena Di Ronza/ANSA).

Lascia un commento