Siderurgia in salute: in otto mesi produzione piú 27%

RHO.  – La siderurgia è in buona saluta e guarda al futuro dopo la crisi mondiale provocata dalla pandemia. Sul settore ci sono ancora alcune incognite come l’aumento dei prezzi delle materie prime e la transizione energetica che  dovrà essere accompagnata da “misure di difesa e sostegno”, chiede il presidente di Federacciai, Alessandro Banzato, nel corso dell’assemblea della federazione.

I dati sulla produzione dei primi otto mesi dell’anno mostrano una netta ripresa. La siderugia italiana ha prodotto 16,3 milioni di tonnellate di acciaio, in aumento del 27% rispetto all’anno scorso e migliore anche dei livelli pre Covid (+6,1% sul 2019).

A livello mondiale la produzione da gennaio ad agosto è cresciuta del 10,6%, evidenziando gli aumenti più significativi in India (+25,6%), Brasile (+20,9%), Stati Uniti (+19,5%), Turchia (+16,7%) e Giappone (+17,0%). Guardando ai vecchi problemi e alle nuove sfide emerge che nel 2020 la Cina ha prodotto 1 miliardo di tonnellate di acciaio, il 56,7% della produzione mondiale (1,878 miliardi) e la sua escalation è stata rapida e costante passando nel giro di 15 anni dal 15% al 50% della produzione mondiale.

La nuova geografia dell’acciaio vede dunque la posizione preminente della Cina e l’avanzare di India, Turchia e Iran, Paesi emergenti che hanno una spiccata vocazione alle esportazioni, dato anche il tenore dei consumi interni, e una attenzione alle problematiche di sostenibilità ambientale e sociale non certo paragonabili a quelli europei.

Ai lavori dell’assemblea è il ministro dello sviluppo economico a fare una attenta analisi sul settore. Parlare di acciaio significa affrontare il tema del “cuore della manifattura. E’ bene  avere una industria nazionale dell’acciaio, ma questo non era scontato”, afferma Giorgetti.

Tema centrale è anche il piano nazionale sull’acciaio sul quale il Governo sta “riflettendo” ma ci sono tantissime variabili e molte matasse che “vanno sbrogliate – aggiunge – come ad esempio Taranto, Piombino”. E sulla necessità di dar vita al piano c’è la posizione del presidente di Confindustria. “Dopo tanto parlarne serve un efficace piano nazionale dell’acciaio”, afferma Bonomi.

Giorgetti affronta anche il tema di Taranto e Piombino. Lo stato e il pubblico devono “fare la loro parte da azionisti in modo serio, e devono esigere la stessa serietà anche dalla parte privata”, sostiene. “A Taranto – conclude Giorgetti – questo si inizia a vedere in modo serio e auspico che inizi a vedersi anche a Piombino. Noi siamo aperti a tutti coloro che vogliono agire in modo serio”.

(di Massimo Lapenda/ANSA)

Lascia un commento