Allarme in Premier, meno della metà sono vaccinati

L' Arsenal Football club Emirates Stadium a Londra.
L' Arsenal Football club Emirates Stadium a Londra. ANSA/NEIL HALL

LONDRA. – É allarme in Premier League per i troppi rifiuti al vaccino: meno della metà dei calciatori del campionato inglese si è vaccinata, nonostante – secondo gli ultimi dati governativi – oltre l’82% della popolazione adulta sopra i 16 anni nel Regno Unito sia già completamente immunizzato.

Una vera e propria reticenza al vaccino che rischia di compromettere il piano di riapertura degli stessi impianti calcistici, in un paese che ha fatto registrare uno dei tassi di mortalità per Covid piú alti al mondo, con oltre 137mila decessi.

Pur in assenza di numeri ufficiali, diversi rapporti indicano che solo sette dei 20 club della massima divisione inglese abbiamo piu’ del 50% dei proprio giocatori vaccinati con due dosi. Una percentuale nettamente inferiore al resto della società britannica, che trova peró conferma anche nelle serie calcistiche minori, come conferma Gary Neville, ex terzino del Manchester United, oggi co-proprietario  del Salford City, società in League Two.

“Il tasso di vaccinati è basso non solo in Premier League ma in tutta la piramide del calcio professionistico – le parole di Neville -. Dobbiamo accettarlo e cercare di capirne il motivo. Ma penso anche che sia arrivato il momento che l’Associazione Calciatori si faccia avanti per spiegare le preoccupazioni dei giocatori, perché non si vaccinano”.

Per convincere gli atleti a vaccinarsi la lega inglese ha preso in considerazioni diversi incentivi, come l’allentamento del severo protocollo anti-coronavirus, prevedendo anche l’esonero dall’obbligo di quarantena per quei giocatori di ritorno (per impegni con le loro nazionali) da paesi inclusi nella lista rossa, che appunto richiedono 10 giorni di auto-isolamento.

Se è vero che gli atleti giovani e sani sembrano piu’ protetti dagli effetti piu’ gravi del Covid, un ruolo importante nel rifiuto dei vaccini da parte dei calciatori è anche la propaganda anti-Vax sui social, molto frequentati dalle stelle del football d’Oltremanica. Evidentemente piu’ efficaci anche della testimonianza dirette di chi – come il portiere del Newcastle, Karl Darlow – ha vissuto sulla sua pelle il Covid, ricoverato in ospedale lo scorso luglio.

“É stato peggio di una lama di rasoio, mi sono sentito come se qualcuno mi avesse sparato alla gola”, ha raccontato al Times il 20enne portiere che oggi invita i suoi colleghi a vaccinarsi.

Inviti rimasti largamente inascoltati da molti compagi di squadra, come conferma Steve Bruce, manager dei Magpies: “Abbiamo molti giocatori che non si sono voluti vaccinare, è una loro scelta. Eppure abbiamo potuto vedere coi nostri occhi gli effetti devastanti su alcuni nostri giocatori. Ma là fuori ci sono tante teorie cospirazioniste…”. Un appello a vaccinarsi è venuto, lo scorso week end, da Jurgen Klopp, manager del Liverpool, secondo il quale il 99% dei giocatori della sua rosa di prima squadra hanno fatto le due dosi.

Finora le autorità sportive hanno preferito non imporre l’obbligatorietà vaccinale, né previsto sanzioni per chi rifiuta il vaccino, contrariamente ad altre leghe, come la Nba negli Stati Uniti, che ha introdotto un codice di multe e squalifiche per gli atleti che non accettano di immunizzarsi.

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