Saakashvili sfida Tbilisi, torna in patria e l’arrestano

Mijeíl Saakashvili. (ANSA)

MOSCA.  – Il ciclone Saakashvili si è abbattuto sulla Georgia, proprio alla vigilia del claudicante processo elettorale che si apre domani. L’ex presidente, sul quale pesa un mandato di cattura spiccato dalle autorità georgiane, è apparso questa mattina sui social, giurando di essere rientrato in patria e di trovarsi nella cittadina di Batoumi.

“Ho rischiato la mia vita e la mia libertà pur di tornare”, ha detto ai suoi sostenitori Saakashvili. Poi il nulla. Il governo, anzi, ha persino negato la veridicità di quelle parole. Insomma, una specie di finta. In serata, invece, è arrivata la conferma del premier Irakli Garibashvili: Mikhail Saakashvili è tornato ed è stato arrestato.

L’ex leader – fuggito dalla Georgia nel 2013, condannato in seguito per abuso di potere, accuse che ritiene políticamente motivate – è infatti rientrato con il chiaro motivo di ribaltare il dominio del partito Sogno Georgiano, fondato e guidato dal miliardario Bidzina Ivanishvili. Per Saakashvili le elezioni locali di domani sono un “referendum” su governo e partito.

Così  ha esortato i suoi compatrioti “a scendere nelle strade delle città e dei villaggi immediatamente dopo la chiusura dei seggi elettorali” e “a difendere la vittoria” – dando vita così ad una seconda rivoluzione delle rose, che nel 2003 portò alle dimissioni di Eduard Shevardnadze senza un colpo sparato in piazza. Ecco, la storia del referendum non è solo un cliché politico.

La Georgia è da mesi sconvolta da una profonda crisi politica, che vede contrapposte le opposizioni a Sogno Georgiano. Le tensioni in piazza hanno spesso portato a scontri con le forze dell’ordine e vari assalti al Parlamento. Nell’aprile scorso si è arrivati così a un accordo mediato dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel: se alle elezioni di domani

Sogno Georgiano non raggiungerà la soglia del 43% nella lista dei partiti, allora il governo chiamerà le elezioni parlamentari anticipate (accordo poi stracciato dal partito di Ivanishvili in luglio). La situazione dunque potrebbe diventare ancora più instabile.

Il presidente georgiano Salome Zourabichvili ha invitato tutte le forze politiche del Paese a garantire che le elezioni locali del 2 ottobre si svolgano in un’atmosfera aperta, equa e libera. La società georgiana, secondo il presidente, non si sta preparando “a scendere in piazza” e non ha intenzione di seguire “nessun partito lungo questo percorso distruttivo”. “Il tempo dello scontro civile è passato in Georgia, e non tornerà mai più”, ha assicurato. Ma l’effetto Saakashvili potrebbe far saltare i calcoli.

Governatore di Odessa, in Ucraina, dal 2015 al 2016, l’ex presidente prese la cittadinanza ucraina e rinunciò a quella georgiana, salvo poi litigare con l’allora leader Petro Poroshenko che lo licenziò e gli levò il passaporto, rendendolo apolide. Dopo un periodo in Olanda, la pace con l’Ucraina di Volodymyr Zelensky. Ora l’ultima sfida in patria – forse ispirato dalle gesta di Alexei Navalny.

(di Mattia Bernardo Bagnoli/ANSA).

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