Ad agosto 80.000 occupati in meno, donne penalizzate

Un post tratto dal profilo Facebook di CGIL Nazionale: in occasione della manifestazione a Torino per il blocco dei licenziamenti.
Un post tratto dal profilo Facebook di CGIL Nazionale: in occasione della manifestazione a Torino per il blocco dei licenziamenti.

ROMA. – Passo falso per l’occupazione ad agosto con una riduzione pesante soprattutto per le donne: nel mese – secondo i dati diffusi dall’Istat – si registrano 80.000 occupati in meno, 68.000 dei quali donne, ma il saldo resta positivo sullo stesso mese dell’anno scorso con 162.000 unità in più.

Rispetto a gennaio si registra una crescita di 430.000 occupati mentre rispetto al periodo pre pandemia mancano all’appello 390.000 lavoratori. Si conferma l’effetto negativo della pandemia sull’occupazione femminile con le donne che hanno perso più facilmente il lavoro durante l’emergenza sanitaria, essendo occupate spesso con impieghi precari, e che lo ritrovano con più difficoltà.

Il calo congiunturale dell’occupazione si riflette quasi completamente sull’aumento dell’inattività mentre il tasso di disoccupazione ad agosto resta al 9,3%, stabile sul mese e in calo di 0,7 punti su agosto 2020. Stabile sul mese è anche il tasso di disoccupazione giovanile al 27,3% mentre registra un calo di 4,9 punti su agosto 2020. Il tasso di disoccupazione è sceso nella zona Euro al 7,5% dal 7,6% di luglio e l’Italia si è confermato il paese con il più alto tasso di senza lavoro dopo la Grecia e la Spagna.

La situazione è ancora peggiore se si guarda al tasso di occupazione dato l’alta percentuale di inattivi nel nostro Paese. Ad agosto il tasso di occupazione complessivo tra i 15 e i 64 anni si è fissato al 58,1% scendendo di 0,2 punti su luglio e aumentando di 0,8 punti su agosto 2020. Per gli uomini è al 67,4% mentre per le donne è al 48,9%, in calo di 0,3 punti su luglio e in aumento di 0,7 punti sull’anno.

Il dato è probabilmente legato alla riduzione dei contratti stagionali con i contratti a termine che diminuiscono di 62.000 unità sul mese precedente su 80.000 occupati complessivi in meno. Le donne con la pandemia hanno perso più facilmente il lavoro e con la ripresa lo recuperano meno velocemente. Su 431 mila occupati in più da gennaio 303.000 sono uomini e appena 128 mila donne mentre su 392 mila persone al lavoro che mancano da febbraio 2020 172 mila sono uomini e 220 mila donne. In pratica meno del 30% degli occupati in più tra gennaio ed agosto è donna.

Gran parte dell’occupazione in più rispetto ad agosto 2020 è a termine. L’aumento di 162 mila occupati rispetto ad agosto 2020 è il risultato di un calo di 131 mila indipendenti e di un aumento di 293 mila dipendenti. Tra i dipendenti si registra una crescita di 58 mila unità a tempo indeterminato e un aumento di 235 mila occupati a termine.

Nonostante la fine del blocco dei licenziamenti per una parte delle attività produttive si registra un calo degli occupati con contratto a tempo indeterminato su luglio di appena 13 mila unità. I dati sull’occupazione femminile con quasi venti punti in meno rispetto a quella maschile preoccupano la Uil che chiede interventi del Governo per favorire il lavoro delle donne.

“Attualmente, – afferma la segretaria confederale Ivana Veronese – circa 10 milioni di donne si trovano nello status di disoccupazione ed inoccupazione. Sarebbe sensato e responsabile iniziare a pensare che occorrono investimenti in misure inclusive e di supporto che permettano loro di poter lavorare. L’occasione che abbiamo oggi di rimodellare, ricalibrare e far dialogare tra loro i sistemi delle politiche attive e passive, conclude, deve essere colta e percepita come condizione per una crescita quantitativa e, soprattutto, qualitativa del mondo del lavoro”.

Lascia un commento