Confcommercio boccia salario minimo, serve contratto

Nel centro di Milano negozi ancora chiusi in attesa della zona arancione.
Negozi chiusi nel centro di Milan. ANSA/Matteo Corner

ROMA.  – Confcommercio entra nel dibattito sul salario minimo, bocciandolo come strumento per combattere il dumping sociale ed invitando, invece, a puntare sul Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.

“La soluzione non è il salario minimo per legge” ma “è il contratto collettivo nazionale: quello stipulato da parti realmente rappresentative – che garantisce retribuzioni adeguate e un moderno sistema di welfare sanitario e previdenziale”, dice il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, illustrando la sua relazione all’Assemblea generale e davanti ad una nutrita pattuglia di ministri di governo, tra i quali quello dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, della P.a, Renato Brunetta, del Turismo, Massimo Garavaglia, e davanti alla leader di Fratelli d’Italia e dell’opposizione Giorgia Meloni.

“I contratti restano un formidabile strumento di tutela e di promozione, non solo del lavoro, ma in generale delle persone e delle loro competenze”, sottolinea il presidente.  Si tratta di “uno strumento tanto più importante nell’orizzonte di una buona flessibilità governata e contrattata”, precisa.

Quindi “produttività, crescita e crescita dei redditi da lavoro: è questo il circuito virtuoso intorno al quale fare convergere gli impegni di parte pubblica – per via di riforme e buoni investimenti – e gli impegni propri delle parti sociali”.

É sempre “questo il circuito virtuoso che va valorizzato nella nuova stagione dei rinnovi contrattuali” ed è “questo il Patto che occorre, per mettere al centro dell’agenda politiche, misure e risorse – pubbliche e private – da mobilitare per affrontare le sfide dell’innovazione e della sostenibilità”, spiega con fervore Sangalli, dal palco dell’Auditorium di via della Conciliazione. E le sue parole sulla contrattazione trovano il plauso dei sindacati.

“Ho apprezzato tantissimo il forte richiamo al valore delle relazioni sindacali” e “fare della contrattazione collettiva lo strumento centrale importante per quanto riguarda recuperi di efficienza, di produttività, di competitività delle aziende, ma anche strumento per assicurare qualità, tutela del lavoro, miglioramento dei diritti nei luoghi di lavoro”, ha detto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.

Guadando avanti e alle prospettive economiche, Confcommercio prevede per il 2021 e 2022 una crescita del Pil, rispettivamente, del 5,9% e del 4,3%, leggermente inferiore a quella prevista dal governo per un +6% e un +4,7%.

“La capacità di reazione della nostra economia è stata notevole, in tutte le sue componenti”, sottolinea Sangalli, avvertendo però che la spesa per alberghi, bar e ristoranti, alla fine del 2021, sarà “ancora inferiore di circa 34 miliardi di euro rispetto al 2019” e che “nei primi sei mesi di quest’anno, le presenze complessive sono ancora inferiori di 115 milioni sempre rispetto al 2019 e, di queste, 77 milioni sono assenze di turisti stranieri”.

Nella sua relazione ad ampio raggio, Sangalli ha parlato naturalmente anche della riforma fiscale. Si “dovrebbe puntare al Codice Tributario Unico e alla ricerca di un nuovo punto di equilibrio tra pressione fiscale ed equità redistributiva del prelievo”, ha detto, ribadendo che “è fondamentale abbassare la pressione fiscale”. Quanto poi al reddito d’impresa, “andrebbe reintrodotta l’IRI”, ha indicato Sangalli, facendo, anche presente che “i tempi sono maturi per il superamento dell’IRAP”.

A chiudere l’Assemblea è stato poi Giorgetti con un messaggio netto e chiaro. “Quel bellissimo Recovery plan diventerà Recovery se nel Paese tornerà ad essere messa al centro la cultura del lavoro e dell’impresa. Senza non si riuscirà a far scattare quell’incendio di duratura crescita di cui abbiamo mbisogno”, ha detto il ministro dello Sviluppo economico.

(di Alfonso Abagnale/ANSA).

Lascia un commento