Papa Francesco: “La corsa alle armi nucleari è spreco di risorse”

Papa Francesco durante la benedizione dell'Angelus in Piazza San Pietro..
Papa Francesco durante la benedizione dell'Angelus in Piazza San Pietro.. EPA/GIUSEPPE LAMI

CITTA DEL VATICANO. – La pace torna al centro delle preoccupazioni del Vaticano che insiste sulla necessità di fermare la corsa agli armamenti e di scegliere la via per un ‘cessate il fuoco’ globale. La pandemia, e lo strascico dei problemi connessi, non ha infatti fermato i conflitti nel mondo.

“La corsa agli armamenti, comprese le armi nucleari, continua a sprecare risorse preziose che sarebbe meglio utilizzare a beneficio dello sviluppo integrale dei popoli e per proteggere l’ambiente naturale”, ha sottolineato Papa Francesco nella Giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari.

Un appello che è risuonato anche nel videomessaggio del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: “La minaccia delle armi nucleari, possedute con il pretesto della deterrenza” in realtà “avvelena i rapporti tra i popoli, ostacola il dialogo, mina la speranza.

Le questioni umanitarie e di sicurezza ci impongono di porre fine alla corsa agli armamenti nucleari – ha sottolineato Parolin – e di intraprendere azioni efficaci verso il disarmo nucleare, la non proliferazione e il divieto. L’entrata in vigore lo scorso gennaio del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari è un importante passo avanti. E’ ferma la speranza della Santa Sede che ciò stimolerà anche progressi nell’attuazione del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari”.

La Santa Sede ribadisce il suo appello per “un cessate il fuoco globale”, ha proseguito il cardinale Segretario di Stato sottolineando che “il recente aggravamento della situazione umanitaria in Afghanistan e le tensioni politiche in corso in Siria e in Libano, così come in altri luoghi, sono un duro promemoria dell’impatto che i conflitti esercitano sui popoli e sulle nazioni”.

La Santa Sede è intervenuta all’Assemblea generale Onu per ribadire l’auspicio che il pianeta diventi davvero più solidale dopo la prova della pandemia. E allora occorre partire proprio dalla lotta al Covid-19. “I vaccini devono essere a disposizione di tutti – è tornato a chiedere Parolin -, soprattutto nelle aree di conflitto e nei contesti umanitari”. Infine l’esponente della Santa Sede non ha celato il rammarico per alcuni cambi di rotta della comunità internazionale sul fronte dei diritti.

Ci sono “nuove interpretazioni dei diritti umani” e “in molti casi, i ‘nuovi diritti’ non solo contraddicono i valori che dovrebbero sostenere, ma vengono imposti nonostante l’assenza di consenso internazionale”. “Le nuove interpretazioni parziali diventano tristemente il punto di riferimento ideologico di un progresso spurio” generando divisioni. In questo modo si toglie forza alla protezione dei diritti umani fondamentali: “il diritto alla vita, alla libertà di pensiero, coscienza e religione, e alla libertà di opinione ed espressione”.

Uno dei nodi aperti è quello dell’aborto e la diplomazia pontificia non ha mai nascosto la sua contrarietà all’interpretare la questione, come vuole l’Onu, sotto la voce ‘salute sessuale riproduttiva’, in aperto contrasto con la dottrina della Chiesa e con il riconoscimento di qualsiasi diritto del nascituro.

(di Manuela Tulli/ANSA)

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