Perù, Castillo: non siamo comunisti ma abbiamo tanti corrotti

Perù: il candidato presidenziale Pedro Castillo portato sulle spalle dai supoi seguitori. in un immagine d' archivio.
Il deposto presidente del Perú Pedro Castillo portato sulle spalle dai suoi seguitori. in un immagine d' archivio. EPA/FRANCISCO VIGO

LIMA.  – Il presidente peruviano Pedro Castillo ha assicurato a Washington, dove svolge il suo primo viaggio all’estero dopo la sua elezione alla massima carica dello Stato, che “il Perù non è un Paese comunista che vuole espropriare la proprietà privata”, ammettendo però che attualmente “la corruzione è molto presente”.

Prendendo la parola ieri davanti al Consiglio permanente dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa), riferisce il quotidiano La Republica di Lima, Castillo ha prima rivolto un saluto alle popolazioni indigene del suo Paese, e poi ha tracciato un quadro preoccupante della situazione sanitaria legata alla pandemia da Covid-19.

Illustrando quindi il clima economico peruviano, il capo dello Stato ha sottolineato che “non siamo comunisti, non siamo arrivati al potere per espropriare i beni di nessuno. E neppure siamo venuti per spaventare gli investimenti stranieri”.

Al contrario, ha proseguito, “invitiamo i grandi imprenditori a venire in Perù, che è Nazione mineraria capace di generare ricchezza. Una ricchezza però – ha avvertito – che deve andare a beneficio di tutti i nostri cittadini”.

Citando quindi uno dei problemi più gravi che il suo governo si trova ad affrontare, ha menzionato la corruzione. “Nel nostro territorio – ha indicato – ci sono alti funzionari pubblici che non rispondono alla giustizia, ed abbiamo ministri, deputati, governatori e presidenti latitanti perché coinvolti in grandi processi di corruzione”.

Ci sono da noi così tanti corrotti – ha concluso con enfasi – che potremmo esportarne un certo numero senza problemi!”.

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