Inflazione Ue vola al 3%, timori pressing falchi Bce

Carrello della spesa in un automercato

ROMA.  – Si surriscalda l’inflazione nella zona dell’euro. Il tasso è schizzato al 3% ad agosto su base annua dal 2,2% di luglio. Un anno prima, nel pieno dell’emergenza pandemica, era -0,2%. In Italia l’indice si è  attestato sul 2,6%.

La stima flash di Eurostat conferma l’accelerazione dei prezzi al consumo e mette in allerta il mercato sul timing del rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea. Il rischio di un ritiro anticipato, rispetto a quanto previsto finora, della política super-espansiva da parte della Bce appare più concreto, tenuto conto soprattutto del  pressing esercitato dai “falchi” all’interno del Board che premono per una stretta.

Proprio la scorsa settimana la Bce ha rivisto al rialzo le proiezioni sull’inflazione fino al 2023 alla luce del miglioramento delle prospettive, motivando così la decisione di rallentare il ritmo degli acquisti di obbligazioni tramite il programma pandémico “Pepp”.

E ad accendere la miccia sono state le indiscrezioni riportate dal Financial Times, secondo cui il capo economista della Bce, Philip Lane, avrebbe affermato in una conversazione privata con economisti e analisti tedeschi che l’Eurotower prevede di raggiungere il suo obiettivo di inflazione del 2% entro il 2025, potenzialmente anticipando un primo rialzo dei tassi al 2023.

La Bce ha subito in parte smentito un simile scenario definendo “non accurato”  l’articolo del Ft. Ma per sgombrare il campo dai dubbi sono scesi in campo direttamente alcuni esponenti del consiglio direttivo.

“Le condizioni attuali non consentono di anticipare il rialzo dei tassi di interesse nel 2023”, ha dichiarato l’esponente del consiglio direttivo della Bce Pablo Hernandez de Cos commentando le indiscrezioni riportate dal Financial Times.

“La conclusione fatta dal giornalista sull’implicazione che questo potrebbe avere sui tassi di interesse non è sostanzialmente compatibile con la nostra forward guidance”, ha puntualizzato de Cos cui hanno fatto eco le parole di altri due esponenti del consiglio direttivo della Banca centrale europea,  Gabriel Makhlouf  e Martins Kazaks .

“I timori di un’eccessiva inflazione nell’area dell’euro sono sopravvalutati” anche se è necessario rimanere vigili “in modo che possiamo reagire se necessario se le condizioni cambiano”, ha detto Makhlouf spiegando che   “alcuni di noi credono che in realtà le previsioni siano troppo  pessimistiche. E fra noi alcuni credono che la previsione di raggiungere l’inflazione dell’1,5% nel 2023 è troppo bassa”, ha puntualizzato concludendo che sulla questione “bisogna tenere un dibattito”.

Kazaks ha invece avvertito che le prospettive di inflazione potrebbero cambiare più del previsto se non ci saranno altri shock legati al coronavirus.

“Se il Covid non darà brutte sorprese” , è possibile “qualche rialzo per le prospettive di inflazione a medio termine” ha rimarcato Kazaks , ma “sto parlando di decimali”, ha chiarito aggiungendo di essere “d’accordo con le prospettive attuali, ma direi che il saldo dei rischi per l’inflazione sono in qualche modo al rialzo”.

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