Editoriale – Al via la corsa per il rinnovo dei Comites

In una lettera inviata al Console Generale d’Italia a Caracas, i Comites del Venezuela chiedono che si permetta agli italiani del Venezuela di riacquistare la cittadinanza espletando l’iter burocratico presso il Consolato Generale a Caracas

Ormai è definitivo. Il 3 dicembre si vota. Le nostre comunità sparse per il mondo si recheranno alle urne per rinnovare i Comites. La decisione della politica italiana, nonostante le perplessità manifestate dai rappresentanti del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e dalla stragrande maggioranza dei membri dei Comites attuali, non sorprende più di tanto.

Se è vero che la richiesta di posticipare le elezioni al 2022 anche se “irrituale” – Ungaro dixit – è più che ragionevole; lo è anche la tesi del governo e di alcuni nostri deputati al Parlamento che hanno ritenuto improrogabile il rinnovo dei Comites già troppe volte rinviato.

Non vi sono dubbi che il quadro pandemico non è omogeneo. La realtà italiana o quelle spagnola o tedesca contrasta con quella di altri paesi. Ad esempio, del Brasile o del Venezuela. Qualunque fosse stata la decisione, in questa circostanza, le grandi sconfitte sarebbero state, sempre e comunque, le nostre Collettività all’estero.

A meno che avvenga un miracolo, le elezioni del 3 dicembre offriranno argomenti difficilmente contestabili a coloro che, da sempre, si sono opposti ai Comites e, soprattutto, al voto degli italiani all’estero. Ne è dimostrazione il provvedimento, a nostro avviso anticostituzionale, dell’inversione dell’opzione del voto. Nella penisola iberica, questo sistema è stato derogato dopo che la partecipazione al voto delle comunità spagnole all’estero, che si aggirava tradizionalmente attorno al 30 per cento degli aventi diritto, è crollata platealmente a meno del 10 per cento. Se si fosse studiata la realtà spagnola, assai simile alla nostra, probabilmente non sarebbe stato approvato il provvedimento, fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle.

Per il 3 dicembre si prevede una forte riduzione della partecipazione degli elettori. Inutile elencarne le ragioni. È sufficiente ricordare le limitazioni imposte dalla pandemia. La campagna elettorale si svolgerà tra mille difficoltà. Mancherà soprattutto il contatto umano. Non ci saranno incontri con folti gruppi di elettori. La possibilità di muoversi in lungo e in largo all’interno di una circoscrizione consolare dipenderà dalle caratteristiche di ciascuna di esse. Ad esempio, in Venezuela, ma anche in altri Paesi dell’America Meridionale, le circoscrizioni sono assai estese e tante le località difficili da raggiungere a causa delle precarie vie di comunicazione.

Queste elezioni dei Comites si svolgeranno su binari non convergenti né paralleli ma che sono agli antipodi. Ovvero, in paesi in cui, nonostante la pandemia, ci si sposta, anche se con difficoltà, ed in altri in cui la mobilità è pressoché impossibile; paesi in cui il pericolo di contagio è ormai contenuto, grazie ad una riuscita campagna di vaccinazione; ed altri in cui continua ad essere assai alto, per la mancanza di vaccini.

Il mondo digitale sarà probabilmente il grande protagonista della campagna elettorale. Il messaggio dei candidati sarà affidato ai social-network; alle reti sociali. E privilegiate saranno le liste di quei paesi in cui si pubblicano quotidiani o settimanali italiani, on-line o no. Saranno loro a farsi eco delle proposte delle liste e dei singoli candidati. E a questi dovrebbero affidarsi i nostri Consolati e Cancellerie Consolari per promuovere la partecipazione degli elettori.

La corsa ad ostacoli, ora che le elezioni sono state indette, è cominciata. Saranno tre mesi di lavoro stressante per chi aspira a rappresentarci. Lo sarà anche per gli elettori che dovranno eleggere chi, a loro giudizio, ci possa rappresentare meglio.

Mauro Bafile