TEL AVIV. – Israele è in massima allerta a poche ore dal Capodanno ebraico. Sei palestinesi – tutti di rango nella Jihad islamica e in Fatah e tutti coinvolti in atti di terrorismo – sono scappati la notte scorsa dal carcere di Gilboa nel nord di Israele, non distante da Jenin, in Cisgiordania, loro zona originaria.
Un’evasione – acclamata in tutti i Territori, Gaza compresa – compiuta attraverso un tunnel scavato sfruttando un difetto strutturale delle fondamenta del carcere che ha subito richiamato alla memoria celebri fughe cinematografiche. Ma che ha mostrato una clamorosa falla nel sistema di sicurezza israeliano.
Il premier Naftali Bennett ha parlato di “fatto grave” per il quale “occorre uno sforzo complessivo da parte di tutti i servizi di sicurezza” con l’obiettivo di catturare rápidamente gli evasi. Per questo è in corso una massiccia caccia all’uomo in tutto il Paese da parte dell’esercito e dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) nel timore – ha riferito la polizia – che i “6 terroristi progettino un attentato” o che possano fuggire in Giordania o in Libano.
Il più noto tra loro è Zakaria Zubeidi (45 anni), ex comandante delle Brigate Martiri di Al Aqsa, braccio militare di Fatah, il partito del presidente Abu Mazen. Definito da alcuni lo “Sceriffo di Jenin” per il suo potere in città e nel campo profughi locale, Zubeidi era stato uno dei protagonisti della Seconda Intifada nel 2000.
Nel 2002 fu arrestato perché ritenuto responsabile dell’attacco ad una sezione del Likud a Beit Shean in cui morirono sei israeliani. Zubeidi era uscito nel 2007 grazie ad un’amnistia affermando di essere diventato un semplice “attivista” e di aver abbandonato la lotta armata.
Inviso anche alle forze di sicurezza palestinesi, fu di nuovo arrestato nel 2019 per il sospetto di aver partecipato ad attacchi armati contro israeliani a Beit El. I suoi compagni di fuga sono esponenti dell’ala militare della Jihad islamica condannati a vari ergastoli: tra loro spicca Mahmoud Ardah (46 anni), in prigione dal 1996.
La stessa Jihad – citata dai media – l’ha chiamato “l’Emiro” dell’organizzazione nella prigione di Gilboa. Gli altri sono Mohammed Aradeh (39 anni, fratello di Mahmoud), Iham Kamamji (35 anni), Monadal Infiat (26 anni) e Yakub Kadari (49 anni).
Le prime indagini condotte dal servizio carcerario hanno appurato che i 6, rinchiusi nella stessa cella, hanno impiegato diversi mesi per scavare il tunnel partendo dal pavimento del bagno.
Quella parte di prigione si trova vicino al muro del carcere e costeggia la strada sterrata che circonda l’istituto di pena: è lì che è stato trovato il foro di uscita. Le stesse indagini ritengono che gli evasi siano stati aiutati dall’esterno, vista la vicinanza a Jenin (13 chilometri), usando un cellulare trafugato in carcere.
Il portavoce di Hamas Fawzi Barhum ha detto da Gaza che “il ritorno in libertà dei sei prigionieri malgrado tutte le misure di sicurezza rappresenta un atto di eroismo. É un successo per tutti i detenuti palestinesi”.
(di Massimo Lomonaco/ANSA).