A luglio giù occupati e disoccupati ma c’è chi non cerca

Una manifestazione di disoccupati in un'immagine d'archivio.
Una manifestazione di disoccupati in un'immagine d'archivio. ANSA CLAUDIO PERI

ROMA. – Frena l’occupazione a luglio, con 23 mila persone in meno al lavoro rispetto a giugno (-0,1%), trainata all’ingiù dal calo degli autonomi.

Scende anche la disoccupazione, ma questo è dovuto anche all”aumento degli inattivi, ovvero di coloro che non hanno un posto e nemmeno lo cercano: sono stati 28mila in un mese, lo 0,2% in più del mese precedente.

Ma il bilancio annuo risulta comunque positivo: grazie alla risalita registrata tra febbraio e giugno, il numero di occupati è superiore a quello di luglio 2020 di 440 mila unità (+2%). Un recupero che tuttavia ancora non basta a colmare la distanza dai livelli pre-Covid: rispetto a febbraio 2020 mancano oltre 260 mila occupati.

Va comunque registrato che segnali positivi arrivano dal settore della distribuzione e delle vendite on line. Il colosso Amazon ha organizzato il 16 settembre il Career Day per il reclutamento di 500 dipendenti, nuovi profili da inquadrare con assunzioni a tempo indeterminato, alcuni dei quali in ámbito tecnologico.

Ma anche Dhl Italy, uno dei più grandi distributori al mondo, ha raggiunto un accordo con i sindacati per l’assunzione di 800 dipendenti. Intanto la riunione tra Governo e parti sociali sulle politiche attive è stata spostata dal 2 all’8 settembre.

I dati dell’Istat riguardano luglio e sono primi dopo la scadenza del primo blocco dei licenziamenti il 30 giugno (i cui effetti potrebbero essere assorbiti più avanti). Indicano il tasso di disoccupazione in discesa al 9,3% (-0,1 punti rispetto a giugno, con 29 mila in meno in cerca di lavoro, ovvero -1,2%) e anche tra i giovani cala raggiungendo il 27,7% (-1,6 punti), dopo che a inizio anno aveva sfiorato il 33%.

Il tasso di occupazione risulta stabile al 58,4%, mentre quello di inattività, che era aumentato in misura eccezionale all’inizio dell’emergenza sanitaria, risale al 35,5% (+0,1 punti).

Gli occupati restano sotto quota 23 milioni (22,9 milioni). “Nonostante a luglio si registri un contenuto calo degli occupati e una stabilità del tasso di occupazione – comenta l’Istat – la forte crescita registrata nei precedenti cinque mesi ha determinato un saldo rispetto a gennaio 2021 di 550 mila occupati in più”, di cui oltre 300 mila a termine.

Tuttavia non si è ancora tornati ai livelli pre-pandemia. E l’occupazione, evidenzia Nomisma, “non cresce al ritmo della straordinaria crescita economica del Paese”, che è dunque “asimmetrica”.

Comunque ad essere aumentati di più sono proprio i dipendenti a termine, mentre continuano a scendere in picchiata gli indipendenti. I dati imputano, infatti, il calo mensile degli occupati (-23 mila) ai soli autonomi che diminuiscono di 47 mila unità; aumentano invece sia i dipendenti permanenti sia a termine (in entrambi i casi +12 mila).

Ma nel confronto annuo i valori sono decisamente più alti: nell’arco dei dodici mesi i +440 mila sono frutto dell’aumento dei dipendenti stabili (+125 mila) ma soprattutto di quelli a termine che segnano +377 mila ed un +14,4%. Al contrario si contano 62 mila autonomi in meno.

Resta “critica la condizione del lavoro autonomo e non costituisce un segnale incoraggiante la perdurante propensione di parte della popolazione a restare nell’inattività”, sottolinea l’Ufficio studi di Confcommercio.

Preoccupata è anche Confesercenti: “Un lockdown infinito. Nonostante i segnali di ripresa e la stagione estiva, l’occupazione indipendente continua a soffrire: il bilancio da inizio pandemia è di oltre 350 mila in meno”.

Dai sindacati arriva un nuovo pressing a fare riforme e investimenti e “a costruire in fretta” un sistema di ammortizzatori sociali universali, collegato a politiche attive e formazione, come rimarca il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.

“Siamo ancora di fronte ad un quadro preoccupante”, dice la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti., “Occorre un finanziamento – dice il numero uno della Uil, Paolo Bombardieri a proposito del confronto sulle politiche attive – che il Governo deve ancora decidere: se si pensa di fare questa riforma con solo 1 miliardo e mezzo, non ci siamo”.

E proprio sul fronte dei servizi, il fatturato sale nel secondo trimestre dell’anno: l’indice destagionalizzato cresce del 6,4% rispetto al trimestre precedente, quello grezzo del 33,9% su base annua. L’incremento più forte è per le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+34,6% sul trimestre e +99,1% sull’anno).

Ma il livello complessivo resta ancora inferiore a quello del quarto trimestre 2019 (l’ultimo antecedente la crisi), rileva l’Istat, con differenze settoriali: dal commercio all’ingrosso cresciuto dell’11,5%, in questo arco temporale, alle attività di alloggio e ristorazione cadute del 43,2%.

 

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