Patto di non belligeranza Pd e M5s per le comunali

Enrico Letta, segretario del PD, durante l'incontro organizzato da Cittagorà presso Piazza Don Franco Delpiano, Torino,
Enrico Letta, segretario del PD, durante l'incontro organizzato da Cittagorà presso Piazza Don Franco Delpiano, Torino, 30 agosto 2021. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – Nessun candidato per le suppletive di Primavalle. Con una mossa a sorpresa, emersa a fatica nel vuoto assoluto della comunicazione sul tema, il Movimento 5 stelle rinuncia anche al seggio in Parlamento lasciato libero a Roma dalla pentastellata Emanuela Del Re. La scelta, che provoca più di un malumore nella base pentastellata, in un’ottica di schieramenti avvantaggia la corsa del candidato dem Andrea Casu, dando ancor più linfa alla possibile intesa Pd-M5s al ballottaggio per le comunali.

Una convergenza che le due parti stanno preparando già in questa fase, con una campagna elettorale ‘soft’, che evita reciproci colpi bassi o toni troppo accesi. Se la mancanza di un candidato 5s alle suppletive di Siena era cosa nota (Enrico Letta ha addirittura rinunciato al simbolo identitario del Pd per privilegiare lo spirito di coalizione), nella Capitale c’erano altri presupposti.

In tanti, nonostante le difficoltà oggettive della sfida, fino alla fine speravano in una candidatura e ora – a microfoni spenti – non celano il malcontento per la “resa del Movimento”. “Non mi sembra una mossa particolarmente astuta non presentarsi”, il commento amaro di un eletto romano. “O non c’era un candidato forte, o è stata una scelta in accordo con il Pd nazionale, con cui vanno molto più d’accordo che a Roma”, azzarda un altro.

Ma il vero nervo scoperto è la ricandidatura della sindaca uscente Virginia Raggi, a cui il passo indietro da parte del Movimento di certo non fa comodo. “Ci sarà un candidato in meno che lavora con il simbolo dei 5 stelle nel prossimo mese”, sintetizza un consigliere. Intanto, come promesso, al fianco della prima cittadina, scende in campo Alessandro Di Battista che firma per la sua candidatura ed esorta tutti a sottoscrivere “per le liste a sostegno di Virginia”.

La mission di Giuseppe Conte non è semplice: se su un piatto della bilancia ci sono i delicati rapporti interni al Movimento, sull’altro c’è l’opera di tessitura dell’alleanze con il Partito Democratico per tentare la riedizione (prima a livello locale con l’intesa ai ballottaggi delle grandi città, poi a livello nazionale) della stagione giallorossa. “Se ci fidiamo dei 5 stelle al secondo turno? Ci fidiamo di Giuseppe Conte”, risponde un alto dirigente del Pd romano.

Quanto al candidato sindaco dem, Roberto Gualtieri, esclude che ci siano stati accordi con il Movimento per le suppletive e lancia la sfida: “Siamo alternativi a questa sindaca. Chiederemo agli elettori del M5s di sostenerci al ballottaggio che si prefigura tra noi e Michetti”.

Sul versante dei 5 stelle, l’enigma principale sono proprio gli esiti delle urne, circostanza che secondo rumors avrebbe determinato anche la scelta di non correre alle suppletive. Di certo – riflette un parlamentare ‘contiano’ – un risultato non esaltante non sarebbe responsabilità di Giuseppe Conte, la cui leadership è troppo recente per poter dare i suoi frutti.

Dalle suppletive romane, resta fuori per un problema legato alle firme anche un’altra candidata: l’ex ministra ed ex pentastellata Elisabetta Trenta. “Sono soddisfatta ugualmente perchè le firme che ho raccolto in pochissimo tempo erano molte di più del necessarie, ma purtroppo non tutte sono state utili, soprattutto per questioni di territorialità – racconta -. Mi ha fatto piacere il sostegno finale anche di alcuni attivisti a 5 stelle. Mi spiace, invece, che il Movimento, che non ha presentato nessuno, non abbia deciso di supportarmi. In questo caso avremmo raccontato un’altra storia”.

Altri voti in libera uscita. E il centrodestra gongola: rinfocola la polemica sulla corsa del segretario dem senza simbolo di partito e rimarca le candidature unitarie espresse sia a Siena, sia Roma.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

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