L’Ue centra l’obiettivo: il 70% degli adulti è vaccinato

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. EPA/STEPHANIE LECOCQ

BRUXELLES.  – L’Unione europea centra il suo obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione adulta entro la fine dell’estate.

Un traguardo importante, non solo dal punto di vista simbolico per Bruxelles, considerato il contesto mondiale dominato dalle nuove varianti come la C.1.2, rilevata per la prima volta lo scorso maggio in tutte le province sudafricane, e dopo l’allarme dell’Oms sul rallentamento del ritmo delle immunizzazioni nel vecchio Continente.

In totale, oltre 250 milioni di adulti nell’Unione hanno ricevuto un ciclo completo di dosi, ha annunciato la presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen esultando per la meta conseguita.

Solo sette settimane fa era già stato raggiunto anticipatamente l’obiettivo della Commissione di fornire agli Stati membri, entro la fine di luglio, un numero sufficiente di dosi del siero per vaccinare completamente il 70% degli europei adulti.

“Ma la pandemia non è finita. Occorre fare di più. Invito tutti coloro che possono a vaccinarsi”, ha esortato la politica tedesca, precisando che va aiutato anche il “resto del mondo” a vaccinarsi, e che l’Europa continuerà a “sostenere i propri partner in questo sforzo, in particolare i Paesi a basso e medio reddito”.

Tuttavia sul tasso di vaccinazione restano ancora alti i divari all’interno della stessa Unione. In cima ai Paesi che hanno completato il ciclo di vaccinazione rispetto alla popolazione totale, come evidenzia l’Agenas (Agenzia per i servizi sanitari regionali), c’è Malta (con 79,84 somministrazioni di seconda dose per 100 abitanti), seguita da Portogallo (72,67) e Danimarca (71,40), mentre l’Italia è all’ottavo posto (61,18). Agli ultimi due posti ci sono Romania (26,67) e Bulgaria (16,72).

“I nostri sforzi per aumentare ulteriormente le vaccinazioni in tutta l’Ue proseguiranno senza sosta”, ha precisato la commissaria europea alla Salute Stella Kyriakides, annunciando che si continuerà a “sostenere in particolare gli Stati membri che incontrano ancora problemi. Dobbiamo colmare il divario di immunità e chiudere la porta alle nuove varianti”.

Un punto quest’ultimo sul quale la commissaria ha voluto porre l’accento. “Per uscire dalla pandemia dobbiamo vaccinare, vaccinare, vaccinare”, ha insistito Kyriakides.

La variante Delta, identificata per la prima volta in India e ora dominante, è tra il 40 ed il 60% più trasmissibile rispetto a quella Alpha. Uno studio britannico pubblicato sabato scorso ha infatti rilevato che le persone infette dalla Delta hanno il doppio delle probabilità di essere ricoverate in ospedale per il Covid-19 rispetto a quelle infettate dall’Alpha.

Sul fronte dell’utilizzo del Green pass inoltre la panorámica all’interno dell’Unione mostra un quadro abbastanza variegato.

Entrato in vigore il primo luglio, il certificato che consente i viaggi oltre confine è obbligatorio in Francia per entrare in bar, ristoranti, treni e aerei, ospedali. Una decisione che ha portato in piazza recentemente gli anti-pass.

La Germania, da parte sua, non desiste sul piano di introdurlo sui treni a lunga percorrenza e sui voli interni.  Ieri il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert ha citato come esempi “la Francia, che lo ha già introdotto, e anche l’Italia, che lo disporrà da settembre”, per motivare la sostenibilità  di una misura che in Germania sta sollevando un forte dibattito interno.

E se la Spagna non ha introdotto un obbligo nazionale lasciando alle autorità regionali le decisioni in merito, in Austria il green pass è necessario per accedere a musei, ristoranti e luoghi di cultura, come anche negli hotel e nei centri benessere.

Nei Paesi Bassi non è obbligatorio per entrare nei locali, ma lo si può richiedere per i grandi eventi, mentre Estonia, Lituania e Lettonia lo richiedono per i ristoranti al chiuso, come in Grecia.

(di Giuseppe Maria Laudani/ANSA).

Lascia un commento