Onu: mezzo milione di rifugiati afghani in 4 mesi

Rifugiati afghani.
Rifugiati afghani. (ANSA)

ROMA.  – Un esodo senza precedenti. La fuga di massa dall’Afghanistan, iniziata ben prima che i talebani riconquistassero il potere, ha subito un’accelerazione dopo il sanguinario attentato all’aeroporto di Kabul.

Per l’Onu entro la fine dell’anno, quindi in soli quattro mesi, si rischia di arrivare a mezzo milione di rifugiati. Un numero impresionante che si va ad aggiungere agli oltre 3,5 milioni di afghani sfollati all’interno dei confini nazionali.

L’allarme su un’impennata negli arrivi dall’Afghanistan è stato lanciato dal Pakistan, che assieme all’Iran è il Paese più gravato in questo momento ospitando già oltre 2,2 milioni di afghani. Nelle ore seguite all’attacco a Kabul, hanno riferito fonti ufficiali pachistane, si è registrato un “afflusso senza precedenti” al valico di frontiera di Spin Boldak-Chaman.

Si parla di 20 mila afghani che hanno passato il confine in queste ore, contro i 6 mila al giorno abituali. Entro la fine dell’anno, il flusso verso il Pakistan è destinato ad aumentare, secondo l’Agenzia Onu per i rifugiati, che parla di mezzo milioni di rifugiati che “con tutta probabilità” si riverseranno nel Paese.

Ufficialmente il governo di Islamabad ha dichiarato di aver chiuso le frontiere, ma i trafficanti continuano a trovare il modo di far passare migliaia di disperati oltre confine. Tanto che le stesse autorità pachistane hanno chiesto agli alberghi nella capitale di non prendere prenotazioni per le prossime tre settimane in previsione dell’arrivo di migliaia di profughi e di “stranieri” di passaggio nel Paese.

Dopo il Pakistan c’è l’Iran, che solo nel 2020 ha accolto 780.000 afghani e ne ospita in totale già 3,5 milioni. Per fronteggiare i nuovi flussi sono state allestite tende di emergenza per i rifugiati in tre province che confinano con l’Afghanistan. Ma alti funzionari del ministero degli Interni iraniano hanno affermato che tutti gli afghani che sono entrati in Iran “saranno rimpatriati una volta che le condizioni saranno migliorate”.

Tra gli altri Paesi confinanti il Tagikistan si sta preparando ad accogliere fino a 100.000 afghani, soprattutto ex soldati dell’esercito, e l’Uzbekistan 1.500.

Poi ci sono destinazioni come Turchia e Grecia, in passato meta di grandi ondate migratorie dall’Afghanistan. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha più volte avvertito che il suo Paese, che l’anno scorso ha accolto quasi 130.000 afghani, non mdiventerà “il magazzino dell’Europa per i rifugiati”.

Dal canto msuo la Grecia, dove nel 2020 ne sono arrivati circa 41.000, si è già barricata dietro un muro lungo 40 km al confine con la Turchia. Questo non è il solo muro che l’Europa sta erigendo, mentre dall’aeroporto di Kabul sono partiti decine di voli con migliaia di profughi diretti nel Vecchio Continente.

La Polonia ha iniziato a costruire un muro anti-migranti al confine con la Bielorussia, ma ci sono anche le barriere politiche, come quelle innalzate dall’Ungheria di Viktor Orban, dall’Austria e dalla Slovenia che dicono di non voler ripetere gli “errori” della crisi del 2015.

Quanto agli afghani partiti in questi giorni grazie al ponte aereo di tanti Paesi occidentali i numeri sono più precisi: solo gli Stati Uniti ne hanno evacuati 100.000, la Gran Bretagna 14.000, la Germania e l’Italia circa 5.000. Quello che è meno chiaro è quale sarà il loro futuro una volta sbarcati.

(di Benedetta Guerrera/ANSA).

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