Il governo talebano, un ex Guantanamo alla Difesa

Il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid (S) parla durante la conferenza stampa a Kabul.
Il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid (S) in conferenza stampa a Kabul. Archivio. ANSA/AFP/ Hoshang HASHIMI

ISTANBUL. – Dalla prigione di Guantanamo alla guida dell’apparato di sicurezza nel nuovo Emirato islamico. Se i Talebani insistono nell’attendere la partenza definitiva degli americani per annunciare il nuovo governo, le prime nomine ad interim tracciano già il solco su cui si muoverà il nuovo Afghanistan.

La scelta di maggior effetto riguarda finora uno dei ministeri chiave in piena transizione militare: il mullah Abdul Qayyum Zakir, nuovo responsabile della Difesa, giunge ai vertici dell’amministrazione di Kabul dopo la detenzione nel famigerato carcere Usa, seguita alla cattura nel 2001.

Classificato come prigioniero numero 8, nella prigione sulla baia di Cuba ha trascorso sei anni. Trasferito quindi in un carcere pachistano, dove ha passato altri sei mesi, è rientrato in patria nel 2008 dopo un rilascio per motivi ufficialmente sconosciuti.

Talebano della prima ora, secondo l’intelligence il 48enne Zakir si sarebbe defilato dalle posizioni di comando militare dopo la morte del mullah Omar, forse per dissidi interni sulla linea trattativista con Kabul, salvo tornare tra i comandanti riconosciuti dei sedicenti studenti coranici nel maggio 2020 nell’ala militare come vice di Mohammad Yaqoob, figlio maggiore di Omar.

La sua designazione rappresenta uno dei simboli più forti del paradossale rovesciamento del ventennio di lotta americana al terrorismo.

Come del resto è accaduto anche con il capo político dei mullah, Abdul Ghani Baradar, rilasciato pure lui dal Pakistan proprio su richiesta di Washington per partecipare ai negoziati di pace in Qatar.  Rientrato a Kabul dall’esilio di Doha – passando per la roccaforte Kandahar -, è pronto ad assumere la guida di fatto, se non formale, del nuovo esecutivo.

Le prime nomine dei Talebani riflettono l’atra urgenza, accanto a quella militare: la riorganizzazione finanziaria del Paese, orfano degli aiuti occidentali per far funzionare la struttura amministrativa e pagare gli stipendi di funzionari e dipendenti pubblici.

È giunta così quasi subito la scelta di Mohammad Idris come governatore ad interim della Banca centrale, dopo la fuga all’estero del suo predecessore Ajmal Ahmady, che si era assicurato di congelare negli Usa gran parte delle riserve valutarie afgane.

Curriculum ignoto nel mondo della finanza internazionale, finora a capo della commissione economica dei Talebani, Idris dovrà gestire questa delicata transizione, con i prezzi cresciuti del 35% in pochi giorni, insieme al ministro delle Finanze designato, Gul Agha, amico d’infanzia del mullah Omar e destinatario di sanzioni Onu.

Le altre nomine rese note riguardano gli Interni e l’Educazione, settori chiave per rimettere in moto la macchina statale, oltre che una posizione strategica come l’Intelligence.

Nello spoil system dei mullah emergono anche le prime indicazioni per le amministrazioni locali, a partire dalla capitale. A Kabul sono stati scelti un sindaco, Hamdullah Nomani, che occupò la carica già sotto il primo Emirato tra il 1996 e il 2001, e un governatore, il mullah Shirin Akhund, altra figura storica del gruppo jihadista.

E non a caso, secondo gli analisti, molte delle posizioni assegnate finora riguardano figure provenienti dalle province meridionali di Helmand e Kandahar, tradizionali roccaforti dei fondamentalisti.

(di Cristoforo Spinella/ANSA).

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