Ancora tensioni in maggioranza, Letta attacca Salvini

Un immagine tratta dal Twitter del meeting di Rimini mostra un momento dello svolgimento dei lavori,
Un immagine tratta dal Twitter del meeting di Rimini mostra un momento dello svolgimento dei lavori, 24 Agosto 2021. TWITTER

ROMA. – Dal green pass all’Afghanistan, passando per il reddito di cittadinanza, nella larga maggioranza che sostiene Draghi parte il tutti contro tutti. Alla vigilia della ripresa delle attività parlamentari, complice l’avvio del semestre bianco, i partiti non si risparmiano fendenti: il segretario dem Enrico Letta chiede a gran voce le dimissioni del sottosegretario leghista Claudio Durigon, attacca l’attuale “destra sovranista”, in confronto alla quale “Berlusconi era rose e fiori”, e promette: “Mai più un governo con Salvini”.

Quest’ultimo non arresta l’offensiva – forse solo un po’ mitigata nei toni – contro il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e punge il leader dei 5 stelle Giuseppe Conte su Afghanistan e reddito. Il palcoscenico che, per una volta, riunisce tutti i leader delle principali forze politiche è il meeting di Comunione e liberazione a Rimini. Da qui, Conte torna sulla crisi afghana e ribadisce la necessità di un fronte internazionale “che tenti di costringere al dialogo i talebani” con l’obiettivo di “assicurare protezione per le persone che rimarranno” in quel territorio.

“Io non concepisco il dialogo con i terroristi islamici e non li legittimo”, tuona di contro il capo della Lega, dicendosi sull’argomento stranamente d’accordo con Letta. Quindi, incalza sul reddito di cittadinanza contando tutti gli interventi critici sul tema “E’ nata una maggioranza per rivederlo! Vedremo dove si arriva in Parlamento…”, esulta tra il serio e il faceto. Ma l’ex premier di rinunciare ad una delle bandiere del Movimento non ne vuol sapere: “La nostra posizione è anche quella di Draghi – afferma – il quale ha riconosciuto il fondamento positivo di un sistema, di una cintura di protezione sociale”.

Non va meglio sul fronte del Covid, dove le divergenze – se possibile – sono ancor più accentuate. Salvini si dice contrario a “qualsiasi obbligo, qualsiasi multa o discriminazione”. Il segretario dem sferza: “Nessuna ambiguità su vaccinazioni e green pass. Siamo seri”.

L’altro tema caldo è la polemica che ormai da settimane ruota attorno all’operato di Lamorgese. Dopo l’incontro di ieri con il premier Mario Draghi, l’ex ministro dell’Interno è tornato all’attacco, ma – forse – con toni meno accesi (“Deve fare il ministro, cosa che non ha cominciato a fare”). Ora sul piatto c’è un annuncio che scotta: il presidente di FdI Giorgia Meloni ha prospettato una mozione di sfiducia per la titolare del Viminale che potrebbe mettere in seria difficoltà la Lega in Parlamento.

Capitolo a parte il dossier Durigon: il sottosegretario, a cui diverse forze politiche chiedono un passo indietro dopo la proposta di reintitolare un parco di Latina ad Arnaldo Mussolini (fratello del duce), ha la piena fiducia di Salvini che però apre ad una riflessione sul suo ruolo: “Ragioneremo insieme su cosa fare e cosa sia più utile per il movimento e per il governo”.

Il coordinatore di FI, Antonio Tajani, gli offre una sponda: “Inutile perdere tempo in battaglie politiche interne”.

Così, tra polemiche incrociate e ‘assi’ variabili a seconda dei temi, i partiti rimarcano la propria identità cercando di arginare quel rischio di apparente omologazione che un governo di unità nazionale porta con sé. Un pericolo tanto più sentito quanto più si avvicinano gli appuntamenti con le urne, primo tra tutti le amministrative di ottobre.

Quanto a Draghi, difficile che si lasci condizionare dalle schermaglie: da settembre in poi l’esecutivo proseguirà sulla strada delle riforme, essenziali al Pnrr, e della lotta alla pandemia. Tra i primi dossier sul tavolo di Palazzo Chigi ci sarà il fisco, su cui – puntualmente – le forze di maggioranza iniziano a farsi sentire.

Il M5s, per voce del suo leader, propone di abolire l’Irap e incassa il plauso ironico di Italia viva (“Una nostra idea, molto bene che ora Conte l’appoggi”), mentre la Lega rilancia sulla flat tax al 15%, “primo punto del governo del centrodestra”. Nel dibattito politico agostano si torna a parlare anche di legge elettorale con il tormentone bipartisan delle preferenze. Letta vorrebbe abolire le liste bloccate, Meloni lo sfida sulle preferenze: “Impegnamoci oggi a farle tornare. Puntualmente quando arriva la legge elettorale in Aula l’unico partito che presenta proposte in questo senso è FdI…”.

(di Paola Lo Mele/ANSA)

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