Libera Ikram, condannata in Marocco per una vignetta

La cittadina italo-marocchina Ikram Nzihi, incarcerata a giugno in Marocco.
La cittadina italo-marocchina Ikram Nzihi, incarcerata a giugno in Marocco. (ANSA)

RABAT. – Dopo quasi due mesi di carcere torna in libertà Ikram Nazih, la studentessa italiana di origini marocchine detenuta a Marrakech per blasfemia.

Il giudice d’appello del tribunale della città ha infatti riscritto la condanna: due mesi con pena sospesa e niente multa. Così in serata la studentessa ha lasciato la prigione dove è rinchiusa dal 28 giugno.

A dare la buona notizia della liberazione è stato il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola proprio da Marrakech, dove si è recato per l’udienza della studentessa.

“Nel processo d’appello sono state ascoltate le ragioni della difesa e, grazie all’ottima collaborazione istituzionale con le autorità locali, Ikram esce di prigione”, ha dichiarato. “La nostra connazionale sta bene, a lei e alla sua famiglia vanno i miei migliori auguri”.

Subito dopo è arrivata la conferma della Farnesina, con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha voluto “ringraziare l’ambasciatore italiano in Marocco Armando Barucco e il sottosegretario Enzo Amendola per l’impegno che hanno dedicato alla causa.  Assieme abbiamo seguito la vicenda dal primo momento, avendo a cuore unicamente il benessere della nostra connazionale, nel pieno rispetto del lavoro delle istituzioni e della giustizia marocchine”.

Ikram, nata a Vimercate nel 1998, era stata condannata a 3 anni e 50 mila dirham di multa (circa 4.800 euro) dal giudice di prima istanza di Marrakech dopo la denuncia di un’associazione religiosa.

Nel 2019 sulla sua pagina Facebook aveva postato una vignetta satirica che trasformava la sura 108 del Corano, il paragrafo che parla dell’obbligo al sacrificio, in sura del whiskey.

Il 28 giugno, una settimana dopo il suo rientro in Marocco da Marsiglia – città dove la ragazza si è trasferita per studiare – l’udienza di primo grado e la condanna “per aver pubblicamente offeso l’Islam”.

Ikram ha il doppio passaporto e del suo caso si è fin da subito occupata la diplomazia italiana. La ragazza, che si è sempre professata innocente, in queste settimane ha ricevuto in carcere le visite del console generale di Casablanca e del console onorario di Marrakech. “Quella vignetta non l’ho scritta io, l’ho ricevuta e postata”, era stata la difesa della ragazza. E oggi, nell’udienza d’appello, la difesa ha fatto valere le attenuanti per la studentessa.

La sua liberazione è stata accolta con sollievo in Italia. “Una bella notizia e un ottimo lavoro”, ha commentato il segretario Pd Enrico Letta. “Un’ottima notizia!”, gli ha fatto eco il leader della Lega Matteo Salvini.

Ma alla gioia per il lieto fine della vicenda di Ikram si accompagna la preoccupazione per Patrick Zaki, al quale oggi sono stati notificati altri 45 giorni di custodia cautelare nel carcere egiziano dove è rinchiuso dal 7 febbraio 2020.

A lanciare appelli in particolare Anna Rossomando (Pd), Anna Maria Bernini (Fi) e il dem Emanuele Fiano, che chiedono di non dimenticare il caso dello studente egiziano dell’Università di Bologna.

Durante l’udienza svoltasi ieri, Zaki ha detto ai giudici che “la sua detenzione è politicizzata, poiché in realtà non ha nulla a che fare con lui”, ha fatto sapere la pagina Facebook di attivisti “Patrick libero”.

“Rinnovo la richiesta al governo italiano di esprimere condanna per il grave accanimento nei confronti di Patrick e di usare questi altri 45 giorni per fare finalmente tutte le pressioni necessarie”, ha dichiarato da parte sua Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

(di Olga Piscitelli/ANSA).

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