Dal rame al petrolio, i prezzi tornano a salire

Un pozzo di petrolio in un campo vicino a Ponca City, Oklahoma
Un pozzo di petrolio in un campo vicino a Ponca City, Oklahoma (ANSA / LARRY W. SMITH)

ROMA. – Le vendite copiose a cui si è assistito la scorsa settimana sulle materie prime sono state un fuoco di paglia, oppure devono essere considerate come l’inizio di un’inversione di tendenza della dinamica rialzista in vigore da un anno e mezzo? É su questo interrogativo che si stanno arrovellando gli operatori delle sale trading alla luce del marcato rimbalzo di oggi dei prezzi delle principali commodities.

Dal rame al nichel, passando per il petrolio e il gas naturale, la giornata di contrattazioni odierna si chiude generalmente sotto il segno degli acquisti.

Tra i migliori performer il Brent che, trovando supporto proprio sulla media mobile a 200 giorni, uno degli indicatori tecnici più monitorati dai trader, ha prodotto un rimbalzo superiore del 4,50% oltre i 68 dollari al barile, dopo la débâcle del 7% della scorsa settimana.

In effetti, se da un lato i timori “macro” sullo stato dell’arte dell’economia mondiale si sono recentemente acuiti alla luce della diffusione della variante Delta, i fondamentali “micro” della maggior parte delle materie prime rimangono solidi, come dimostra il calo delle scorte per oltre 5 milioni di barili a cui si è assistito solo la scorsa settimana.

Ad alimentare gli acquisti di oro nero inoltre, spiegano operatori londinesi giunge anche la consapevolezza secondo cui l’Opec restituirà al mittente la richiesta del presidente americano Joe Biden di aumentare la produzione al fine di provocare lo sgonfiamento dei prezzi del carburante arrivati a fine luglio a livelli che non si vedevano dall’ottobre 2014 a 2,36 dollari il gallone.

“Riad non ha apprezzato l’apertura di Washington a Teheran”, spiega un gestore, aggiungendo inoltre come proprio “le preoccupazioni sull’impatto che la diffusione della variante Delta possa sortire sui consumi soprattutto quelli aerei offrano un pretesto per riaprire i rubinetti”.

Non va poi tralasciato il fatto che, dopo le vendite della scorsa settimana, il posizionamento rialzista dei trader sia stato ridotto per un equivalente di 233 milioni di barili, decongestionando così il mercato dagli eccessi speculativi.

Nel complesso, dunque, la maggior parte delle banche d’affari mantiene una view rialzista sul comparto energetico. Proprio venerdì scorso Rabobank aveva evidenziato come il mercato petrolifero rimarrà “teso” e che una volta terminata le vendite degli algoritmi i prezzi torneranno a salire.

Ad aver trovare supporto sulla media mobile a 200 giorni è anche il rame il cui contratto a 3 mesi scambiato al London Metal Exchange, che viene utilizzato dagli operatori come indicatore benchmark, si appresta a chiudere la giornata in rialzo di oltre il 2% a 9246 dollari la tonnellata.

Secondo alcuni trader londinesi, il rialzo odierno dei prezzi sarebbe determinato dal cosiddetto “bargain hunting”, ossia dagli acquisti opportunistici che solitamente arrivano dopo una marcata fase di correzione. Proprio la scorsa settimana il metallo aveva registrato un calo del 6% in scia ai timori del mercato sul rallentamento dell’economia mondiale arrivando a 8750 dollari.

Ad alimentare l’ottimismo ci ha pensato Goldman Sachs che, in una nota diffusa ai clienti, ha spiegato come il prezzo dei metalli industriali saranno sostenuti dai deficit sul mercato fisico.

“Le scorte di tutti i metalli di base si sono esaurite nel terzo trimestre e per la maggior parte stanno diminuendo al ritmo più veloce registrato da inizio anno – spiega la banca – in particolare, notiamo come le scorte di rame in Cina siano ora inferiori di circa il 30% rispetto al picco di metà trimestre, mentre gli indicatori ad alta frequenza, come i premi fisici e l’arbitraggio delle importazioni, indicano tutti una tendenza al restringimento del mercato”.

Poiché la domanda migliora stagionalmente da settembre, aiutata dalla riduzione degli effetti di blocco e da alcuni probabili aggiustamenti delle politiche di supporto, Goldman Sachs prevede “una continua restrizione del mercato nel quarto trimestre e sostegno a maggiori volumi di importazione di metallo raffinato”.

“Questa configurazione – conclude – offrirà supporto per una tendenza al rialzo dei prezzi sia del rame che dell’alluminio”.

(di Gianclaudio Torlizzi/ANSA).

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