WASHINGTON. – “Le truppe Usa resteranno finché non sarà evacuato l’ultimo americano, anche oltre il 31 agosto”.
Nella sua intervista ad Abc News, la prima dopo la caduta di Kabul nelle mani dei talebani, Joe Biden fa dietrofront sulla scadenza del ritiro che un mese e mezzo fa lui stesso aveva anticipato rispetto all’iniziale data simbolica dell’11 settembre, 20/mo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle che diede avvio alla piú lunga guerra americana.
Il presidente aveva dato una spiegazione che oggi suona beffarda, spiegando che “la velocità del ritiro garantisce sicurezza”.
Il “commander in chief” è costretto a cambiare piani per i ritardi e le difficoltà delle operazioni di evacuazione dopo il collasso lampo di Kabul. Il Pentagono ha promesso di imbarcare da 5.000 a 9.000 persone al giorno ma da fine luglio Washington ha trasferito solo 12 mila persone, di cui 7.000 dopo il 14 agosto, quando i talebani entrarono nella capitale, e 2.000 nelle ultime 24 ore.
Ritmi per il momento troppo bassi per portare via entro fine mese almeno 15 mila americani e 50-65 mila afghani che hanno aiutato gli Usa, mentre sale la tensione intorno allo scalo e i talebani ostacolano la fuga con i loro check-point.
Per ora il Pentagono nega “atti di interferenza ostili” ma ha ricordato che “ogni attacco ai nostri cittadini riceverà una risposta forte” e ha dispiegato jet nei cieli di Kabul “per garantire la sicurezza delle operazioni di evacuazione”.
Il problema più grosso è che le truppe Usa controllano solo l’aeroporto e non sono in grado di uscire e prelevare chi ha le credenziali per partire. Senza contare che ci sono numerosi collaboratori afghani intrappolati, alcuni privi dei passaporti, che sono stati distrutti con tutti i documenti dell’ambasciata Usa.
Nell’intervista Biden ha continuato a difendere la sua decisione negando qualsiasi errore, anzi definendo inevitabile il caos della capitolazione di Kabul e della fuga di massa all’aeroporto. “L’idea che in qualche modo ci sia un modo di uscire senza che ne consegua un caos.. non so come possa accadere”, ha detto.
Il presidente ha inoltre negato che i consiglieri militari gli abbiano suggerito di mantenere le truppe e ha ribadito che le avrebbe ritirate anche senza il precedente accordo negoziato da Donald Trump, come aveva promesso in campagna elettorale.
Quanto ai talebani, ritiene che debbano decidere se farsi riconoscere dal mondo ma non pensa che siano cambiati, nonostante si siano presentati con un volto apparentemente più moderato. Concordando in questo con The Atlantic, secondo cui non ci troviamo di fronte ai “talebani 2.0”.
“Credo che stiano attraversando una sorta di crisi esistenziale: vogliono essere riconosciuti dalla comunità internazionale come governo legittimo? Non sono sicuro che lo vogliano”, ha spiegato, sottolineando che gli “studenti” afghani sembrano fedeli alle loro idee.
Ma dovranno affrontare la sfida di far fronte alle necessità degli afghani, ha ammonito, evocando il problema del cibo, delle entrate per gestire l’economia, della capacità di tenere unita la società “cui dicono di tenere molto”.
Biden ha infine promesso di battersi per far rispettare i diritti delle donne, ma usando la pressione economica e diplomatica, non l’uso della forza militare. Intanto i vertici del partito republicano lo incalzano chiedendo un briefing riservato per sapere quanti americani ci sono ancora in Afghanistan e i piani per evacuarli da Kabul.
(di Claudio Salvalaggio/ANSA).