Biden si difende: “Caos in Afghanistan era inevitabile”

Il presidente americano Joe Biden. (
Il presidente americano Joe Biden. (ANSA)

WASHINGTON.  – Prima grana interna per Joe Biden per la debacle in Afghanistan. Ora il Congresso vuole indagare a tutto campo sulle cause di una ritirata umiliante e caotica, che ha compromesso sul palcoscenico mondiale il prestigio degli Usa e la credibilità del nuovo presidente, evocando scomodi paralleli con l’improvvisazione di Donald Trump e la sua dottrina dell'”America first”.

E nella prima intervista tv, sulla Abc, dopo quanto accaduto il presidente americano continua a difendere la sua scelta, anche se per la prima volta ammette: “Non c’era modo di ritirare le truppe Usa dall’Afghanistan senza che ne seguisse il caos”.

I media intanto, dal New York Times alla Cnn, rivelano che il commander in chief ha minimizzato gli allarmi lanciati dall’intelligence da luglio sino all’ultimo mese sui rischi di un rapido collasso dell’esercito e del governo afghani davanti all’inarrestabile avanzata dei talebani.

Allarmi peraltro smentiti dai vertici del Pentagono: “Non c’è stato alcun monito sul collasso di Kabul in undici giorni”, hanno affermato il segretario alla difesa Lloyd Austin e il capo dello stato maggiore Mark Milley, sottolineando piuttosto come vi sia stato “un fallimento di volontà  e di leadership” che ha portato alla disfatta dell’esercito afghano.

Rabbia e frustrazione sono comunque bipartisan, e il presidente Biden – già crollato nei sondaggi – rischia di essere messo sulla graticola dai suoi stessi compagni di partito. Tre commissioni del Senato controllate dai dem (esteri, intelligence e forze armate) hanno annunciato infatti di voler fare luce sul fiasco.

“Sono deluso che l’amministrazione Biden non abbia valutato accuratamente le implicazioni di un ritiro rapido degli Usa”, si è rammaricato il presidente della commissione Esteri Bob Menendez.

“Siamo testimoni di risultati orribili di molti anni di fallimenti politici e di intelligence: è sorprendente vedere l’esercito afghano dissolversi così rapidamente dopo i miliardi di aiuti spesi, chiaramente al popolo americano e afghano non è stata detta la verità sulle sue capacità ed è indispensabile una risposta”, ha spiegato, promettendo un “resoconto completo”.

“Lavoreremo insieme per fare domande dure ma necessarie sul perché non siamo stati meglio preparati per lo scenario peggiore”, gli ha fatto eco il suo collega Mark Warner, che presiede la commissione intelligence.  “Terremo audizioni per capire cosa è andato storto in Afghanistan”, ha garantito il sen. Jack Reed, che guida la commissione forze armate.

Si muove anche la Camera, controllata dai dem. Gregory Meeks, presidente della commissione esteri, ha già chiesto al segretario di stato Antony Blinken e al capo del Pentagono Lloyd Austin di testimoniare al più presto.

Quella che comincerà la prossima settimana rischia di diventare una sfilata imbarazzante per Biden e di ritardare le altre priorità della sua agenda, a partire dalla legge di bilancio e dal piano per le infrastrutture.

Alcuni dem non risparmiano le provocazioni evocando Trump: “una catastrofe. La negligenza era normale nell’ultima amministrazione ma sono deluso di vederla ora”. Biden si era distinto dal suo predecessore promettendo che sarebbe stato più empatico e più competente, sostituendo l’America first con “America is back”.

Ma i media Usa gli rimproverano di aver disatteso queste promesse nella sua prima prova di politica estera, con una mossa che rischia di allontanare gli alleati e di favorire rivali come Russia e Cina.

Per uscire dall’isolamento, il presidente ha giocato la carta di un G7 virtuale urgente con la sponda del premier britannico Boris Johnson.

Ma il primo banco di prova per contenere i danni è completare con successo entro fine mese quella che appare una delle più grandi evacuazioni aeree della storia americana (oltre 30 mila tra cittadini americani e alleati afghani). Senza lasciare indietro nessuno.

 

(di Claudio Salvalaggio/ANSA).

Lascia un commento