Cina contro richieste Oms: “Nessun tracciamento político”

L'arrivo degli esperti dell'Oms a Wuhan. Archivio
L'arrivo degli esperti dell'Oms a Wuhan. Archivio. (ANSA/AFP/NICOLAS ASFOURI )

ROMA. – L’Oms non molla sulle richieste di informazioni sulle origini del coronavirus alla Cina, ma Pechino resta ferma sulle sue convinzioni e rispedisce, ancora una volta, l’appello al mittente.

In un nuovo scontro tra il Dragone e l’agenzia sanitaria dell’Onu sull’indagine per l’ipotesi di una fuga da un laboratorio cinese del SARS-CoV-2, il coronavirus responsabile della pandemia mondiale. In una nota, l’Oms ha esortato tutti i paesi, “compresa la Cina”, a condividere le informazioni sui primi contagi, sottolineando che “per affrontare ‘l’ipotesi del laboratorio’, è importante avere accesso a tutti i dati”.

L’appello dell’agenzia a tutti i governi è quello di “depoliticizzare la situazione e di cooperare per accelerare gli studi sulle origini del virus e, soprattutto, di lavorare insieme per sviluppare un quadro comune per i futuri patogeni emergenti”, in pratica le varianti.

La Cina ha respinto le richieste, affermando di aver sostenuto gli sforzi “scientifici” rispetto a quelli “politici” per scoprire come è iniziato il virus. “Ci opponiamo al tracciamento politico” e “abbandoniamo il rapporto congiunto” pubblicato dopo che un team Oms ha visitato Wuhan a gennaio, ha annunciato il viceministro degli Esteri cinese Ma Zhaoxu. “Sosteniamo il tracciamento scientifico”, ha ribadito.

Dopo la pubblicazione del rapporto Oms-Cina sulle origini del virus nel marzo 2021, l’Oms ha “delineato la prossima serie di studi che devono essere intrapresi”, sottolineando che la ricerca delle origini del coronavirus “non è e non dovrebbe essere un esercizio di attribuzione di colpe, dito puntato o punteggio politico”.

La prossima serie di studi prevede innanzitutto un riesame dei dati grezzi dei primi casi accertati e dei sospetti casi precoci del 2019, dati che l’Oms prega di fornire, elogiando l’Italia per la collaborazione già offerta.

L’agenzia ha sottolineato come la Cina e un certo numero di altri Stati membri hanno suggerito che “lo studio sulle origini è stato politicizzato o che l’Oms ha agito in base a pressioni politiche”.

Tuttavia, nel rapporto successivo alla visita nel Paese asiatico “l’Oms ha stabilito che non vi erano prove scientifiche sufficienti per escludere nessuna ipotesi”. Da qui la richiesta di poter accedere a tutti i dati.

L’obiettivo dell’agenzia Onu è quello di fare chiarezza sul virus per poter affrontare con maggiore efficacia la pandemia, mentre il mondo soffre per l’ondata della variante Delta. La Russia ha registrato un nuovo record di 815 morti giornaliere. Tokyo ha registrato un altro picco di 5.773 contagi in una giornata.

E di fronte al dilagare della Delta, la Fda statunitense ha dato il via libera alla terza dose di vaccino per le persone immunodepresse, mentre Israele ha allargato il richiamo agli over 50.

All’ombra del nuovo scontro tra l’Oms e Pechino, un esperto dell’Oms, che ha guidato l’indagine in Cina sulle origini del virus, ha affermato – in un documentario andato in onda in Danimarca – che i colleghi cinesi avrebbero fatto pressioni per escludere dal rapporto ogni riferimento all’ipotesi di una fuga da un laboratorio.

(di Stefano Intreccialagli/ANSA).

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