Brasile: Corte suprema apre nuova inchiesta contro Bolsonaro

El presidente de Brasil Jair Bolsonaro. (Ansalatina)

BRASILIA.  – Un giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha avviato un’inchiesta contro il presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, per la divulgazione di indagini coperte da segreto istruttorio.

Nelle scorse settimane, il capo dello Stato aveva diffuso informazioni provenienti dalla polizia federale su un hacker che invase il codice sorgente del Tribunale superiore elettorale nel 2018, l’anno delle ultime elezioni presidenziali.

Secondo Bolsonaro, che da mesi difende il ritorno al voto cartaceo, questa sarebbe la prova del rischio di brogli rappresentato dalle urne elettroniche.

Si tratta della terza inchiesta aperta dalla Stf contro Bolsonaro. La prima per la mancata segnalazione di presunte irregolarità in un contratto per l’acquisto di 20 milioni di vaccini indiani e la seconda per la presunta diffusione di fake news sulle elezioni.

Il presidente nazionale del Partito del lavoro brasiliano (Ptb), Roberto Jefferson, è stato arrestato stamani dalla polizia federale, su determinazione del giudice della Corte suprema, Alexandre de Moraes, con l’accusa di “attacchi alla democrazia”.

Jefferson, alleato del presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, era salito alle cronache nel 2005 per essere stato il primo a denunciare il cosiddetto “Mensalao”, lo schema di tangenti ai parlamentari, per ottenere voti favorevoli al governo, scoperto durante il primo mandato dell’ex capo dello Stato, Luiz Inacio Lula da Silva.

L’arresto di Jefferson è un nuovo capitolo della grave crisi istituzionale, tra potere esecutivo e potere giudiziario, che da settimane ha colpito il Brasile, oltre a rappresentare una evidente offensiva della magistratura in particolare nei confronti di Bolsonaro e dei suoi sostenitori, per quelli che lo stesso de Moraes ha definito “discorsi criminali di odio contro le istituzioni democratiche e le elezioni”.

Secondo alcuni osservatori, tuttavia, la Corte suprema, con le ultime decisioni, starebbe oltrepassando le sue funzioni e agendo da “tribunale inquisitorio”.

Il vicepresidente brasiliano, generale Hamilton Mourao, ha espresso perplessità riguardo all’arresto dell’ex deputato Roberto Jefferson, alleato del presidente Jair Bolsonaro, su richiesta del giudice della Corte suprema, Alexandre de Moraes.

De Moraes “ha delle prerogative, ma ordinare l’arresto mi sembra una cosa complicata”, ha dichiarato Mourao, poche ore dopo l’arresto di Jefferson, avvenuto stamani a Rio de Janeiro.

De Moraes, uno degli undici componenti della Corte suprema, ha disposto l’incarcerazione di Jefferson per la sua presunta partecipazione alle cosiddette “milizie digitali”, che sul web diffonderebbero messaggi con notizie false, esortando ad attaccare i giudici e sostenendo il ritorno del regime militare.

Jefferson è stato accusato di incitamento al crimine, violazione della Legge sulla sicurezza nazionale, razzismo, associazione a delinquere, diffamazione e ingiuria.

La decisione di de Moraes sta creando ulteriori tensioni istituzionali: secondo l’edizione online del quotidiano Folha de S.Paulo, il giudice della Corte suprema avrebbe “dribblato” la procura generale della Repubblica, procedendo all’arresto nonostante il parere contrario di quest’ultima.

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