Falsi Green pass online. Quattro indagati, anche due minorenni

Una ricostruzione grafica del Green pass, il certificato digitale Covid dell'Ue,
Una ricostruzione grafica del Green pass, il certificato digitale Covid dell'Ue, Roma, 9 giugno 2021. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

ROMA. – Un vero e proprio sistema parallelo che forniva, in cambio di cifre che arrivavano anche a 500 euro, green pass falsi. Un “servizio” che viaggiava sulla piattaforma Telegram a cui in centinaia si sono rivolti, pronti a pagare anche attraverso cripto valute.

L’attività illecita è stata scoperta dalla Polizia postale attraverso il monitoraggio del web. Oggi l’accelerazione dell’indagine, che coinvolge le procure di Roma e Milano e quella dei minori di Bari, con una serie di perquisizioni e sequestri. Quattro le persone finite nel registro degli indagati per l’accusa di truffa e falso, tra loro anche due minorenni.

Un meccanismo truffaldino che poteva rappresentare una occasione per i non vaccinati che non avevano intenzione di rinunciare a viaggi e vacanze, in barba ai controlli predisposti dal Governo. Sono in totale trentadue i canali Telegram sequestrati dagli agenti della Polizia Postale nel corso dell’indagine in esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma su richiesta della Procura Capitolina, consentendo, così, l’interruzione dell’attività delittuosa.

In base a quanto accertato dagli inquirenti a chi era in cerca del pass verde arrivava un messaggio da una delle piattaforme con cui si chiedeva di fornire i dati anagrafici, nonché il codice fiscale, per ottenere in cambio il documento diventato obbligatorio, per una serie di attività, dal 6 agosto scorso. Il tutto nell’assoluto anonimato.

Gli indagati non hanno lasciato nulla al caso, compreso il metodo di pagamento con tanto di prezziario: le cifre variano da un minimo di 150 ad un massimo di 500 euro. Le transazioni potevano avvenire con bitcoin ma erano accettati anche buoni acquisto per lo shopping on-line.

“L’indagine nasce dall’attività di monitoraggio del dark web -spiega Ivano Gabrielli direttore del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (Cnaipic) -. L’offerta vede purtroppo la partecipazione di migliaia di cittadini italiana in cerca del Green Pass falso. Si tratta di documenti falsi che non possono essere validati dall’applicazione VerificaC19. Si rischia, quindi, di essere denunciati per il concorso in falso in atto pubblico e di consegnare i propri dati sensibili a criminali informatici”.

Gli inquirenti ricordano che il Green pass originale “non può essere falsificato o manomesso poiché ogni certificazione viene prodotta digitalmente con una chiave privata del Ministero della Salute che ne assicura l’autenticità”. Ogni controllo con l’applicazione VerificaC19 viene inviato alla banca dati ministeriale con l’elenco ufficiale della popolazione vaccinata. Di conseguenza un Qr-Code generato con una certificazione non autentica, non supererebbe la procedura di verifica.

“L’operazione di oggi evidenzia ancora una volta i rischi connessi all’uso dei mezzi informatici a fine di commettere reati – commenta il portavoce dell’associazione nazionale funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti -. La pandemia ha fatto registrare un aumento esponenziale dei reati commessi attraverso piattaforme social o canali di istant messaging.

I falsi green pass che hanno potuto attirare migliaia e migliaia di acquirenti nel giro di pochissimi giorni, grazie alle potenzialità di certe piattaforme, impone a nostro avviso una riflessione rapida ed efficace per adeguare il sistema sanzionatorio”.

(di Marco Maffettone/ANSA)

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