Tokyo: Busà piazza il colpo giusto, karate è oro da record

Luigi Busá ringrazia il cielo a fine gara.
Luigi Busá ringrazia il cielo a fine gara. (ANSA)

TOKYO.  – Forse mentre combatteva e demoliva l’avversario ed amico azero Rafael Aghayev, in una finale storica del karate kumite per i -75 kg, Luigi Busà, detto “il gorilla di Avola” non sapeva che la sua medaglia d’oro avrebbe portato la performance azzurra a Tokyo 2020 a superare quella di Roma 1960.

Alla fine, il suo grido “mamma ce l’ho fatta” davanti all’occhio della telecamera, ha comunicato però tutta la gioia di un atleta e di un ambiente, quello azzurro, che sembra trasfigurato dalle vittorie.

Poco prima dell’exploit della staffetta 4×100 in serata, l’oro di Busà – arrivato all’indomani dell’esibizione di Viviana Bottaro che ha conquistato il bronzo nel ‘kate’ – ha portato a 37 il numero delle medaglie italiane e a 9 gli ori.

Al Nippon Budokan, il siciliano campione di kumite, che si allena con la squadra agonistica dei carabinieri, è arrivato in fondo esprimendo tutta la forza e l’esperienza messe in carniere in anni di allenamenti e affermazioni sul tatami. A 33 anni, Busà ha vinto 2 ori ai mondiali del 2006 e 2012, 5 ori agli europei, nel 2007, 2012, 2014, 2017 e 2019) ed è stato campione italiano della categoria per 12 anni di seguito, dal 2006 al 2018.

Alle Olimpiadi è arrivato al momento giusto, e nell’unica edizione che avrebbe potuto ospitare le sue gesta: Tokyo 2020 è infatti l’Olimpiade di esordio per il karate, che a Parigi non ci sarà. Ma la federazione punta tutto su Los Angeles per il ritorno in pompa magna fra gli sport olimpici, facendo anche conto sul gran numero di americani appassionati e praticanti di arti marziali.

La vittoria di Busà è arrivata dopo 3 minuti di match talmente tesi da sembrare 3 ore. Luigi non aveva convinto e non era contento di come si era qualificato. Anche oggi pomeriggio, in semifinale, pur battendo abbastanza agevolmente l’ucraino Stanislav Horuna, non era sembrato contento di come aveva condotto l’incontro.

Nella finale, si è presentato con la grinta del “gorilla” che tutti nell’ambiente hanno imparato a conoscere, sorridendo ogni tanto e scoprendo il paradenti nero con la scritta bianca “Busà”. Di fronte aveva l’avversario più titolato, Aghayev, che è anche un suo amico da anni, al punto da essersi prodotti in un allenamento comune postato su Instagram qualche mese fa.

La finale è stata durissima, ad un certo punto Gigi ha messo a punto uno “yuko”, l’1-0, che ha mantenuto fino alla fine. Nonostante i tentativi di un colpo risolutivo da parte dell’azero, che ha invece rischiato molto, barcollando per alcuni secondi, dopo un colpo sferratogli in pieno viso da Busà, ormai lanciato verso la medaglia d’oro.

(dell’inviato Tullio Giannotti/ANSA).

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