“Lukashenko usa i migranti contro l’Ue, serve barriera”

Alessandro Lukashenko,, presidente di Bielorussia.
Alessandro Lukashenko,, presidente di Bielorussia. (ANSA)

BRUXELLES. – “Quella della Lituania non è una crisi migratoria. É un’aggressione del regime di Minsk alle frontiere dell’Unione europea”. Un’arma di ritorsione contro l’Ue per le sanzioni subite.

E più in particolare un tentativo di intimidazione contro Vilnius, primo governo ad aver rifiutato di riconoscere l’ennesima vittoria del presidente Alexander Lukashenko, offrendo asilo alla leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya.

“Un’aggressione inaccettabile che peggiora giorno dopo giorno”, come ha scandito a chiare lettere la commissaria agli affari interni, Ylva Johansson, volata nel Paese baltico, per constatare di persona la gravità di quanto accade.

Una situazione così seria che agli occhi della responsabile europea giustifica persino la “necessità di barriere fisiche per evitare gli ingressi” dei richiedenti asilo. Una recinzione che Vilnius ha già iniziato a costruire nelle settimane scorse, per contrastare la strategia orchestrata dal padre-padrone bielorusso – con arrivi soprattutto dall’Iraq – per assediare e ricattare l’Ue.

Del resto Lukashenko a giugno aveva minacciato che, in caso di nuove sanzioni di Bruxelles (in risposta al dirottamento dell’aereo Ryanair per arrestare un giornalista), avrebbe sommerso l’Unione europea di droga e migranti.

Nello Stato dell’ex blocco sovietico, che conta meno di tre milioni di abitanti, nelle scorse settimane Frontex ha schierato un centinaio di guardie di frontiera. Sono stati dispiegati due elicotteri e una trentina di altri di mezzi di terra. Ma rispetto agli 81 profughi arrivati nel 2020, quest’anno il numero ha raggiunto quota 470 già a giugno, totalizzando 3.200 ingressi a fine luglio.

“É chiaro che Minsk non si fermerà”, ha ammesso preoccupata Johansson, dimostrando anche un certo sgomento per le condizioni dei richiedenti asilo, tra questi famiglie con bambini, costretti a vivere in condizioni difficili, in un Paese del tutto impreparato all’accoglienza di migranti.

Dopo aver discusso a lungo col presidente Gitanas Nauseda e la premier Ingrida Simonyte, e aver fatto un sopralluogo alla frontiera con la ministra dell’Interno, Agne Bilotaite, la commissaria ha annunciato l’arrivo, nei prossimi giorni, di un gruppo di esperti da Bruxelles per studiare a fondo soluzioni efficaci per proteggere gli oltre 670 chilometri di confine che separano la Lituania dalla Bielorussia.

In parallelo proseguono i contatti tra l’Esecutivo comunitario e Baghdad per negoziare riammissioni e rimpatri. La delegazione di ritorno da Vilnius preparerà una relazione per la presidente, Ursula von der Leyen, e per l’Alto rappresentante, Josep Borrell, che valuta l’introduzione di nuove misure restrittive.

Solo pochi giorni fa lo spagnolo aveva ribadito: “Le sanzioni dell’Ue contro i sostenitori del regime di Lukashenko non saranno revocate fino a quando non finirà la repressione, non saranno rilasciati tutti i prigionieri politici e fino allo svolgimento di elezioni libere”.

(di Patrizia Antonini/ANSA).

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