Atteso forte rimbalzo pil Italia. Usa a livelli pre-Covid

Operaio al lavoro in industria metalmeccanica.
Operaio al lavoro in industria metalmeccanica.

NEW YORK. – L’Italia spinge sull’acceleratore. Dopo il +0,1% a sorpresa nei primi tre mesi dell’anno, la crescita del Belpaese è attesa balzare dell’1,3% nel secondo trimestre, in quello che gli analisti definiscono un vero boom legato alla riapertura dell’economia.

Beneficiano dell’allentamento delle restrizioni per il Covid anche gli Stati Uniti: il pil americano cresce nel periodo aprile-giugno del 6,5%, ben al di sotto dell’8,4% delle previsioni ma quanto basta all’Azienda America per tornare e superare i livelli pre-pandemia.

L’attesa corsa dell’Italia – i dati ufficiali Istat sono in calendario per venerdì – è, secondo gli osservatori, tracciabile nell’andamento dei recenti dati economici, quali l’indice Pmi composito salito a 55,1 nel secondo trimestre.

Sulla ripresa del Belpaese sono ottimisti Confindustria, che nei giorni scorsi ha parlato di “forte rimbalzo” del pil nel secondo trimestre, e il   Fondo Monetario Internazionale, che ha rivisto al rialzo al 4,9% nel 2021 e al 4,2% nel 2022 le sue stime per l’Italia.

Svimez però mette in guardia sulla ‘doppia velocità’ dell’economia. Se infatti il centro-nord recupererà le perdite del 2020 dovute al Covid con la ripresa del 2021-2022, il sud resterà indietro e alla fine del prossimo anno avrà ancora da recuperare l’1,7% del pil che si va ad aggiungere ai dieci punti persi con la crisi del 2008 e mai recuperati.

Il previsto forte rimbalzo italiano si inserisce in un complessivo miglioramento del quadro economico del Vecchio Continente. Il sentiment europeo è schizzato a luglio ai massimi dal 1985, con un balzo di 1,7 solo in Italia.

L’Europa, secondo il membro del comitato esecutivo della Bce Fabio Panetta, può tornare a crescere ai livelli pre-pandemia nel 2022 con i giusti investimenti pubblici. Per il commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni, l’Unione Europea dovrebbe “rivedere” le proprie regole di bilancio nell’ambito del Patto di stabilità: farlo aiuterebbe a promuovere investimenti pubblici e una crescita più forte.

Nell’Ue, così come negli Stati Uniti, resta comunque un nodo importante da sciogliere, quello dell’inflazione. I prezzi al consumo in Germania sono schizzati a luglio del 3,8%, volando ai massimi dal 2008.

Negli States l’indice dei prezzi contenuto nelle rilevazioni sul pil del secondo trimestre ha indicato un balzo del 6%, il livello maggiore da quando Paul Volcker combatteva l’inflazione da presidente della Fed agli inizi degli anni Ottanta.

Il contenuto aumento del pil americano ridimensiona però, almeno temporaneamente, i timori su un’inflazione galoppante e su una stretta della política monetaria, spingendo Wall Street ai massimi storici. Il +6,5%, realizzato grazie alla volata dell’11,8% dei consumi personali, sembra infatti confermare l’interpretazione di Jerome Powell sul fatto che la ripresa è lungi dall’essere completa, considerato  anche che mancano ancora all’appello sette milioni di posti di lavoro rispetto ai livelli pre-Covid.

Quindi la pazienza della Fed, anche di fronte a un’inflazione sopra il 2%, è giustificata. Un “freno” però alla politica monetaria espansiva si profila all’orizzonte.

La Fed ha certificato infatti i “progressi” dell’economia verso i suoi obiettivi della stabilità dei prezzi e della massima occupazione, aprendo la strada a una riduzione degli acquisti di asset. Il dibattito all’interno della Fed è aperto e un’azione in questo senso, secondo gli osservatori, è attesa entro la fine dell’anno.

Una spinta alla crescita americana potrebbe arrivare dal piano delle infrastrutture da 1.000 miliardi di dollari, che rappresenta uno dei principali tasselli dell’agenda economica di Joe Biden.

Dopo mesi di trattative il Senato ha finalmente deciso di avviare il dibattito in aula sul compromesso raggiunto da un gruppo bipartisan di senatori: un’intesa- secondo il presidente americano – “storica” e in grado di proiettare l’America nel futuro.

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