Covid: due neonati positivi a Palermo, una intubata

La foto postata dall'associazione di Neonatologia del Niguarda con il bimbo con il pannolino arcobaleno.
La foto postata dall'associazione di Neonatologia del Niguarda con il bimbo con il pannolino arcobaleno. (ANSA)

PALERMO. – Una neonata di 10 giorni, nata nell’Agrigentino, positiva al Covid è ricoverata, dove è stata intubata, nel reparto di terapia intensiva neonatale all’ospedale Cervello di Palermo. Nonostante l’iniziale apprensione, adesso le sue condizioni appaiono migliorate. Nello stesso reparto c’è un bambino di due mesi, anche lui affetto dal virus Sars-CoV-2, arrivato dall’ospedale dei Bambini che è costantemente monitorato.

“Sia la bimba di Agrigento che il piccolo di appena due mesi stanno meglio – dicono i medici che li hanno in cura – certo le condizioni sono diverse, ma possiamo dire che al momento rispondono alle terapie. E’ ancora presto per dire che sono fuori pericolo, ma siamo fiduciosi”.

Nella zona ‘grigia’ dell’ospedale di Palermo ci sono anche due neonati, negativi, che sono tenuti sotto osservazione perché le loro madri sono entrambe positive al Covid. I loro tamponi continuano ad essere negativi ed entro la prossima settimana potrebbero essere dimessi. Altre due puerpere positive entro stasera, sempre al Cervello di Palermo, daranno alla luce i loro bimbi che subito saranno sottoposti al test per verificare se sono o meno contagiati dal virus.

“In questo anno di pandemia – spiegano i medici della neonatologia – sono stati almeno 150 i parti da mamme positive. Non è certo una novità. Adesso davvero se volessero darci una mano per affrontare questo ennesimo periodo dovrebbero vaccinarsi tutti”.

Sono stati celebrati oggi nel cimitero di Casteldaccia i funerali della piccola Ariele, la bimba di undici anni morta dopo 16 giorni di ricovero nell’ospedale Di Cristina di Palermo dopo avere contratto la variante Delta del Covid, probabilmente dalla sorella rientrata da una vacanza in Spagna.

“Invito tutti a vaccinarsi – ha detto la mamma di Ariele – noi non lo abbiamo potuto fare perché dovevamo accudire nostra figlia che aveva bisogno di un’assistenza continua”. Ariele era affetta da una malattia metabolica rarissima e nel 2015 i genitori avevano deciso di sottoporla a una cura vietata in Italia perché non riconosciuta dalla comunità scientifica.

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