Carceri sempre più affollate in Italia, tasso del 113%

Detenuti aggrappati alle sbarre delle finestre del carcere di Poggioreale durante la protesta per Coronavirus.
Detenuti aggrappati alle sbarre delle finestre del carcere di Poggioreale durante la protesta per Coronavirus. ANSA / CESARE ABBATE

ROMA. – Resta il sovraffollamento il problema endemico delle carceri italiane. A dirlo e confermarlo sono i dati contenuti nel rapporto dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, intitolato “A partire da Santa Maria Capua Vetere, numeri, storie, proposte per un nuovo sistema penitenziario”.

Al 30 giugno 2021 sono 53.637 i detenuti, di cui 2.228 donne (il 4,2%) e 17.019 stranieri (il 32,4%), per 50.779 posti ufficialmente disponibili (con un tasso di affollamento ufficiale del 105%), ma “il reale tasso di affollamento” è superiore. A metà giugno i posti effettivamente disponibili erano 47.445, per un tasso di affollamento reale del 113%.

In base a quanto emerge dal rapporto fra gli istituti vi sono importanti differenze: 117 su 189 hanno un tasso di affollamento superiore al 100%, e 11 carceri hanno un affollamento superiore al 150%, come quello di Brescia (200%) e Bergamo (168%).

Nel rapporto si analizza anche la popolazione carceraria. Al 30 giugno scorso, il 42,6% dei detenuti ha tra i 30 e i 49 anni, il 25,6% tra i 50 e i 69 anni e il 17% tra i 18 e i 29 anni. C’è un 1,7% di persone con più di 70 anni, nonostante le misure anti Covid abbiano ridotto la presenza di anziani e malati.

Altro capitolo riguarda i suicidi. Da inizio anno ci sono stati 18 le persone che si sono tolte la vita di cui 4 stranieri, 16 italiani. Il più giovane aveva 24 anni e il più anziano 56. Nel 2020 i suicidi erano stati 62, uno ogni 10.000 detenuti, il tasso più alto degli ultimi anni.

Resta allarmante anche il consumo delle sostanze stupefacenti. In media oltre un detenuto su quattro è tossicodipendente, e negli ultimi 15 anni vi è stata una crescita di 10 punti percentuali negli ingressi, anche brevissimi, di detenuti con problemi di tossicodipendenza. Secondo l’associazione “il decongestionamento delle carceri deve partire dalla modifica delle legge sulle droghe”.

Sempre alla data del 30 giugno i detenuti per violazione del Testo Unico sulle droghe sono 19.260 (il 15,1% sul totale delle imputazioni); di questi, 658 donne e 18.602 uomini. Il 33% sul totale dei detenuti reclusi per droga è straniero. Nel corso del 2020 sono stati 10.852 i detenuti in ingresso negli istituti penitenziari per detenzione di sostanze stupefacenti, il 30,8% del totale.

In tema Covid, secondo dati aggiornati al 26 luglio, la situazione sembra migliorare. E’ in calo, infatti, l’incidenza del coronavirus negli istituti penitenziari. Sono 29 i positivi tra i detenuti, tutti asintomatici, e 64 fra il personale della polizia penitenziaria, secondo gli ultimi dati dell’amministrazione, aggiornati al 26 luglio. La settimana precedente erano 36 i detenuti positivi e 62 gli agenti. A metà dicembre si era raggiunto il picco di 1.030 detenuti positivi.

Va avanti la campagna di immunizzazione: sono 64.469 le somministrazioni di vaccini alla popolazione detenuta, in linea con i dati all’esterno del sistema penitenziario. Per Antigone, che ha inviato a governo e parlamento una relazione con le proposte di modifica del regolamento penitenziario (in vigore dal 2000), “è necessario ripensare disposizioni che risalgono a un modello di carcere diverso da quello che le esperienze del nuovo millennio, comprese quelle della pandemia, permettono di configurare”.

Una parte delle norme ha sicuramente contribuito ad elevare gli standard”, “un’altra parte però necessita una rivisitazione”, e “non poche disposizioni regolamentari sono rimaste lettera morta”. L’associazione chiede “che in tutti gli istituti ci siano – e funzionino – le telecamere, che coprano anche gli anfratti, le scale, le aree dell’isolamento disciplinare. E chiediamo i codici indentificativi: proprio l’irriconoscibilità a volte sta dietro le richieste di archiviazione delle indagini”. (ANSA).
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