La riforma della giustizia in stallo, decide Draghi

La ministra della Giustizia Marta Cartabia, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri,
La ministra della Giustizia Marta Cartabia, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, Roma, 22 luglio 2021. ANSA/Roberto Monaldo - POOL

ROMA. – L’accordo tra i partiti sulla modifiche alla proposta Cartabia sulla riforma del processo penale non c’è, né c’è la prospettiva che possa essere raggiunto in tempo per farla approvare dalla Camera prima della pausa estiva. E’ la constatazione che tutti hanno dovuto fare al termine dell’incontro tra la Guardasigilli e i capigruppo di maggioranza della commissione Giustizia di Montecitorio: le richieste contrapposte dei partiti, è l’allarme del governo, rischiano di snaturare la stessa riforma e invece, come ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla fine si deve arrivare a una decisione.

Da prendere entro venerdì 30 per portare il testo subito in Aula. Uno scenario che pone il premier Mario Draghi nella posizione di prendere formalmente in mano il dossier, fare lui insieme a Cartabia, con la quale mantiene costanti contatti per tutta la giornata, una sintesi da portare in Parlamento, chiedendo ai partiti di maggioranza di appoggiarla, e di ritirare i propri emendamenti.

Una eventualità che si potrebbe concretizzare nelle prossime ore nella riunione del consiglio dei ministri. Almeno a sentire gli umori dei partiti di maggioranza, anche se su questo aspetto palazzo Chigi frena concedendo qualche ora in più alla strada dell’accordo con i partiti.

La giornata era iniziata con l’incontro tra il premier Draghi e il leader della lega Matteo Salvini. Draghi decide di rinviare alla prossima settimana le decisioni sul Green pass per i trasporti e la scuola, per evitare di aggiungere elementi di conflittualità nella maggioranza, mentre è ancora in corso la difficile trattativa sulla giustizia. L’obiettivo, confermano dal governo, è chiudere il testo in settimana.

Salvini, alla fine dell’incontro con Draghi, fa filtrare di aver rassicurato il presidente del Consiglio sul fatto che la Lega è “leale” a sostenere la riforma Cartabia e di essere “irritata per i tentativi dei 5stelle di piantare bandierine identitarie rallentando i lavori”. Una posizione difficile da decifrare visto che appena 24 ore prima dell’incontro, la Lega, assieme a Fi e alle opposizioni (Fdi e L’alternativa c’è) aveva votato contro il governo per allargare il perimetro della riforma, cosa che avrebbe riaperto l’intera istruttoria alla Camera, affondando il testo.

Proprio questo voto enigmatico di Fi e Lega di martedì, ha reso ancora più nervoso un incontro tra la ministra della Giustizia e i capigruppo della maggioranza in Commissione Giustizia, reso ancora più teso dalle notizie di una trattativa tra il governo e M5s sulla prescrizione.

Mentre era in corso la riunione, Giuseppe Conte, che nelle prossime ore potrebbe tornare a incontrare Draghi, ha rilanciato la richiesta di modifiche anche sulla delega al Parlamento per individuare i reati da perseguire nell’azione penale, dopo le critiche del Csm: “Conosciamo i rapporti difficili tra politica e magistratura”, ha detto.

Nell’incontro con Cartabia sarebbero scattati i veti incrociati sugli emendamenti dei gruppi, su cui il governo aveva espresso parere positivo: la Lega ha detto “no” a quelli del Pd su affidamento in prova e allargamento del patteggiamento; Fi e Azione, con Enrico Costa, si sono opposti al giudice monocratico in Appello. E via dicendo, senza che la prescrizione fosse nemmeno toccata.

Il gioco al rialzo è stato evidente dalla richiesta di Giulia Bongiorno che non solo i reati di mafia e terrorismo, siano fuori dalla prescrittibilità, come chiede M5s, ma anche quelli di spaccio e stupro. D’altra parte anche dal mondo associativo sono arrivate richieste analoghe: l’intergruppo parlamentare per i diritti delle donne ha chiesto che anche i reati di violenza contro le donne siano fuori dalla riforma, mentre Legambiente, WWF, Greenpeace e la capogruppo di FacciamoEco Rossella Muroni chiedono analogo trattamento per gli ecoreati.

Richieste che contraddicono la logica della riforma, la quale vuole “costringere” i giudici a fare i processi imponendo dei tempi, visto che oggi i processi non si celebrano se non dopo anni. Intanto, la Commissione giustizia ha rinviato l’inizio delle votazioni degli emendamenti, proprio per permettere alla ministra di esprimere il parere su tutti, chiedendo alla maggioranza di ritirare quelli su cui ci sarebbe il suo “no” perché estranei alla sintesi da lei costruita.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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