ROMA. – Calano gli infortuni con la riduzione delle attività e il massiccio utilizzo dello smart working per fronteggiare la pandemia ma aumentano le morti sul lavoro soprattutto a causa del contagio da Covid 19: nel 2020 – secondo i dati diffusi dall’Inail nel Rapporto annuale presentato alla Camera – sono arrivate all’Istituto poco più di 571mila denunce di infortunio con un calo dell’11,4% sul 2019, un quarto delle quali relative a contagi da Covid sul lavoro.
Sono invece 375.238 con un -9,7% gli infortuni complessivi riconosciuti. I casi mortali denunciati sono stati 1.538, con un aumento del 27,6% rispetto al 2019 che deriva soprattutto dai decessi causati dal Covid che rappresentano oltre un terzo del totale delle morti sul lavoro segnalate.
Il fenomeno infortunistico nel 2020 – ha affermato il presidente, Franco Bettoni – “è stato fortemente influenzato dalla pandemia. Da un lato ha comportato la riduzione dell’esposizione a rischio per gli eventi “tradizionali” e “in itinere”, a causa del rallentamento delle attività produttive, il ricorso allo smartworking e le limitazioni alla circolazione stradale, ma dall’altro “si è registrata la forte e drammatica prevalenza dell’infortunio Covid 19, ascritto alla categoría infortunio in quanto di origine virale”.
Dall’inizio della pandemia a maggio 2021 sono stati denunciati 175.323 contagi sul lavoro mentre i decessi segnalati all’Istituto sono stati 639. Il personale sanitario è risultato il più colpito dal contagio con il 70% delle segnalazioni di infortunio.
La pandemia ha imposto la riflessione sulla mancata protezione di una parte dei lavoratori da parte dell”assicurazione sugli infortuni come ad esempio i medici di base e i farmacisti non dipendenti.
“La nostra Costituzione – ha affermato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando – garantisce protezione a tutti i lavoratori e a tutte le attività lavorative mentre l’assicurazione contro gli infortuni è ancora riservata a soggetti determinati, La tutela Inail protegge la salute solo per alcuni lavoratori. Occorre rimuovere queste discriminazioni. É tempo per una profonda revisione verso la completa socializzazione del rischio e verso l’universalità della copertura assicurativa”. Una riforma – ha concluso – è urgente”.
Resta centrale anche il tema del rispetto delle regole contributive e delle misure di sicurezza nelle aziende. Secondo i dati dell’Istituto nel 2020 sono state controllate solo 7.486 imprese anche a causa del calo degli ispettori ma l’86% è risultato irregolare, dato particolarmente alto poiché i controlli sono stati mirati.
“É una realtà inaccettabile – ha detto Orlando a proposito della percentuale delle imprese irregolari- che dobbiamo essere in grado di fronteggiare attraverso uno sforzo sinergico e costate che miri alla razionalizzazione e all’aggiornamento del sistema di prevenzione. Dopo gli anni di tagli dobbiamo investire in formazione, informazione, assistenza alle imprese e vigilanza. “Occorre reintegrare – ha concluso – il personale perduto negli ultimi anni”.