Ungheria: procedura d’infrazione Ue al via in settimana

Viktor Orban, alle sue spalle bandiere ungheresi
il premier nazionalpopulista ungherese Viktor Orban

BRUXELLES. – Bruxelles con l’Ungheria di Viktor Orban questa volta fa sul serio. La strategia Ue per mettere il governo di Budapest con le spalle al muro si muove su un doppio binario, che col passare dei giorni si va stringendo come una morsa.

Rubinetti delle risorse chiusi per la mancanza di garanzie sull’uso corretto dei 7,2 miliardi che dovrebbero arrivare in dote dal Recovery fund,  da un lato.

E una nuova procedura di infrazione pronta per essere avviata giovedì, salvo sorprese dell’ultim’ora, contro la legge sulla protezione dei minori che equipara l’omosessualità alla pedofilia, e discrimina la comunità Lgbtq+, secondo quanto apprende l’ANSA. Due filoni separati, che si intrecciano però nel dibattito politico.

Sul capitolo economico, la Commissione europea ha deciso di insistere sulla necessità del rafforzamento delle leggi anti-corruzione, e sui controlli nella gestione delle risorse, come del resto chiede da tempo nelle sue raccomandazioni.

E sebbene il governo di Orban abbia cercato di rassicurare sulle sue intenzioni e sulla bontà del piano nazionale, oggi, allo scadere dei due mesi previsti dal regolamento per l’analisi, Bruxelles ha dimostrato di saper passare dalle parole ai fatti, negando la luce verde. Niente di irrimediabile, per il momento.

“Le discussioni proseguono”, ha cercato di tagliare corto il portavoce dell’Esecutivo comunitario, Eric Mamer, ma “se l’esame richiederà” ancora “settimane piuttosto che giorni, Bruxelles proporrà un’estensione del periodo di valutazione”.

Un’ipotesi che sembra altamente probabile, già nelle prossime ore. E la sua implicazione più immediata è che l’Ungheria non potrà aspirare ad ottenere il 13% di pre-finanziamento, a stretto giro.

In parallelo, l’Esecutivo comunitario sta ultimando la lettera di messa in mora, per l’avvio ufficiale della procedura d’infrazione contro la legge anti-Lgbtq+, fino ad ora solo minacciata.

L’appuntamento, salvo sorprese, è previsto per giovedì. Il documento contesterà le violazioni sui servizi audio-visivi, l’e-commerce e la Carta dei diritti fondamentali, ma non chiederà l’adozione di misure provvisorie. Budapest avrà due mesi per rispondere.

Di fronte ai due aut aut, però l’Ungheria non dà segnali di cedimento. Anzi, per tutta risposta ha rilanciato con una campagna di comunicazione per accattivarsi i consensi nel muro contro muro con l’Unione. Il messaggio è immediato. Su totem blu disseminati un po’ agli angoli di tutte le strade, emoji stizziti strizzano l’occhio chiedendo: “Bruxelles ti fa arrabbiare?”. Facile di questi tempi, rispondere sì.

(di Patrizia Antonini/ANSA).

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