Accordo tra Grillo e Conte, l’ex premier avrà la leadership politica

Da sinistra: Giuseppe Conte, Beppe Grillo e Luigi Di Maio.
Da sinistra: Giuseppe Conte, Beppe Grillo e Luigi Di Maio. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Dal “cul de sac” della riforma Cartabia era difficile, per il Movimento 5 Stelle, tornare indietro. Lo hanno pensato i 7 saggi dello Statuto. Lo hanno pensato Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Così, l’assemblea dei gruppi che avrebbe registrato l’ennesimo, lacerante, redde rationem interno si apre con una sorpresa: il reggente Vito Crimi annuncia che il Garante e l’ex premier hanno trovato l’intesa e che, nei prossimi giorni, si voterà per il nuovo Statuto.

Il M5S, ferito, cerca di voltare pagina. E prova a lasciarsi alle spalle gli strascichi di una faida che lo avrebbe portato forse alla scissione. L’intesa è sancita da un comunicato congiunto di Grillo e Conte. “Una leadership chiara del M5S è essenziale per la tenuta democratica del Paese”, recita l’accordo. E’ stato siglato di domenica mattina, con una serie di incontri a distanza.

La forza del fondatore, dopo l’ ok in Cdm ai testi Cartabia dei ministri M5S e con la presunta compartecipazione di Grillo, nelle ultime ore è risultata notevolmente ridotta. La sua pagina Facebook è stata inondata dalle proteste. E in assemblea i “contiani” erano pronti al blitz: così non si va avanti, ora serve Conte alla guida, sarebbe stato il loro messaggio.

Ma l’accordo smina il possibile crac interno e ritaglia – si vedrà se anche formalmente – un ruolo di primo piano ai 7 saggi: Luigi Di Maio e Roberto Fico su tutti. L’asse tra il ministro degli Esteri e il presidente della Camera ha, di fatto, smontato le spinte scissionistiche. Potrebbero essere loro, in qualche modo, il cordone di sicurezza per gestire eventuali fughe in avanti del leader o del Garante.

La rete voterà – salvo colpi di scena su una piattaforma diversa da Rousseau – prima sullo Statuto e poi sulla leadership di Conte. Per l’ex premier è pronto il ruolo di presidente del M5S. “Ora ci sono le condizioni per ripartire: piena agibilità politica del Presidente del Movimento, netta distinzione tra ruoli di garanzia e ruoli di azione politica, grande entusiasmo e chiaro sostegno al progetto politico”, esulta su Facebook il leader in pectore.

Che sembra già avvertire gli alleati di governo: “Il M5S si rialzerà più forte: non dobbiamo farlo solo per noi stessi e per quello in cui crediamo, ma per dare all’Italia tutta la forza delle nostre idee di riscatto e di cambiamento”, sono le sue parole. Sui social i big – contiani e non – esultano. Da Stefano Patuanelli a Paola Taverna, da Stefano Buffagni a Lucia Azzolina, è tutta una celebrazione del dialogo.

E’ Di Maio il primo ad annunciare l’accordo sul web. E ai gruppi il ministro degli Esteri sottolinea: “Adesso dobbiamo rimanere uniti e incidere dentro il governo, per il Movimento inizia un nuovo corso”. Poco dopo è Roberto Fico a suggellare la ripartenza: “possiamo fare ancora tanto, ora remiamo tutti insieme”, sottolinea il presidente della Camera.

Lo Statuto, invero, in pochi lo hanno ancora visto. Il ruolo di Garante, per Grillo è salvo. Ma l’ex comico, probabilmente, avrà un potere di incidenza minore sui gruppi. E resta ancora aperto il “nodo dei nodi”, quello del terzo mandato. L’intenzione di Conte è far depositare un po’ di polvere prima di affrontare un punto che tornerà a dividere i pentastellati.

Anche perché il nodo giustizia qualche strascico lo ha lasciato eccome. In assemblea Alfonso Bonafede, Vittorio Ferraresi e Giulia Sarti attaccano frontalmente l’intesa. “E’ una soluzione sbagliata e rischiosa, la prescrizione è un valore non una bandierina”, sottolinea l’ex ministro. Ma anche la reazione dei “contiani” subito dopo l’intesa, a diversi big e esponenti della prima ora, non è affatto piaciuta.

“Non è nel mio stile fare post contro amici, fratelli, compagni di mille battaglie politiche. Dopo che chiudi i social, i problemi restano”, è la bacchettata di Di Maio. E Patuanelli puntualizza: “non c’è stata alcuna interferenza, se facevamo le barricate era peggio. Così entriamo nel dibattito in Parlamento”. Un dibattito dove, con Conte leader, il M5S potrebbe farsi sentire.

(di Michele Esposito/ANSA)

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