Parte la sfida Recovery, martedì via libera finale al Pnrr

La conferenza stampa congiunta del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen negli Studi di Cinecittà in occasione dell'approvazione del Pnrr.
La conferenza stampa congiunta dell'allora Presidente del Consiglio, Mario Draghi, con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen negli Studi di Cinecittà in occasione dell'approvazione del Pnrr. (Ufficio Stampa e Comunicazione della Presidenza del Consiglio)

BRUXELLES. – Tutto è pronto per il via libera definitivo del consiglio Ecofin martedì ai Pnrr dei primi dodici Paesi che hanno presentato i piani a Bruxelles, inclusa l’Italia. Gli sherpa hanno sciolto gli ultimi nodi in questi giorni, nella riunione dei rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri prima dell’appuntamento con i ministri. Un incontro “positivo”, servito a fare il punto della situazione, senza portare alla luce nessuna criticità. Del resto, la Commissione europea non ha accettato che il Consiglio chiedesse modifiche ai piani senza il consenso dei governi interessati, una mossa che ha messo a tacere qualunque ambizione di controllo da parte dei Paesi più rigidi.

“L’Italia è certamente molto impegnata in questo periodo con riforme e proposte legislative che fanno parte degli impegni presi per questo piano di recovery, quindi sono fiducioso che il piano italiano sarà fra i 12 approvati martedì”, ha detto a Venezia il commissario agli Affari Economici, Paolo Gentiloni. Martedì i ministri dell’Economia daranno quindi il via libera al piano italiano e a quelli di Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lussemburgo, Portogallo, Slovacchia e Spagna.

Per approvare gli altri Pnrr a cui la Commissione ha dato parere positivo in questi giorni (Croazia, Cipro, Lituania e Slovenia) verrà convocato un Ecofin straordinario, informale, il 26 luglio. Resta in sospeso quello dell’Ungheria: le discussioni tra governo e Commissione sono ancora in corso, e Bruxelles deve dare un parere definitivo lunedì. A meno che Budapest non chieda un’estensione dell’esame di un mese.

Dopo che martedì l’Ecofin avrà approvato la tabella di marcia di riforme e investimenti dei primi 12 Paesi, la Commissione dovrà firmare entro due mesi con ognuno di loro accordi con cui concedere prestiti e sovvenzioni, impegnare le proprie risorse e procedere al pagamento del pre-finanziamento (cioè il 13% del totale richiesto con il Pnrr).

Bruxelles userà le risorse raccolte sui mercati attraverso le emissioni di bond comuni. Finora ne ha fatte due, una il 15 e l’altra il 29 giugno, con le quali ha raccolto 35 miliardi di euro. Ne è prevista un’altra entro fine luglio, per arrivare a 50 miliardi, mentre l’obiettivo per il 2021 è arrivare a 80 miliardi. Le cifre saranno comunque riviste a settembre, quando i Paesi potranno richiedere la seconda tranche di fondi del Pnrr.

Prima dell’Ecofin si terrà l’Eurogruppo, anche questo con temi importanti ma anche con un ospite d’eccezione. La segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen parteciperà ai lavori per convincere i Paesi ancora dubbiosi – fra questi in Europa l’Irlanda, l’Ungheria e l’Estonia – a sottoscrivere l’accordo siglato dal G20 sulla tassazione globale delle multinazionali.

“Sono ansiosa di incontrare i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo domani: pensiamo che l’accordo sulla tassazione minima globale sia nell’interesse di tutta l’Unione e del mondo in generale, e farò del mio meglio per spiegare ai Paesi ancora dubbiosi le nostre motivazioni”.

L’Eurogruppo di lunedì farà anche il punto sulla situazione della ripresa, prendendo atto del forte rimbalzo del Pil previsto dalle nuove stime pubblicate il 7 luglio dalla Commissione. Una crescita del 5% per l’Italia e del 4,8% per Ue ed Eurozona, che fa tornare il Pil ai livelli pre-crisi prima del previsto. Anche se non per tutti, perché l’Italia dovrà invece aspettare il corso del 2022. Le prospettive in netto miglioramento per tutti spingono a riaprire la discussione sulla riforma del Patto di stabilità, ancora sospeso nel 2022 ma di ritorno il 1 gennaio del 2023 senza un accordo diverso.

“Il tema non è sul tavolo ma non posso escludere che alcuni ministri vorranno già parlarne”, ha detto una fonte europea che prepara la riunione dell’Eurogruppo. Hanno fretta soprattutto i ministri del fronte nordico-rigorista, che vogliono assicurarsi in fretta la fine degli aiuti a pioggia e il ritorno a politiche prudenti di bilancio, convinti che con il Recovery fund ognuno avrà i mezzi per tornare a crescere finanziando i propri investimenti, senza usare denaro pubblico.

(di Chiara De Felice/ANSA)

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