Trappola di fuoco, almeno 50 morti in fabbrica Bangladesh

Veduta aerea della fabbrica alimentare in preda alle fiamme in Bangladesh
Veduta aerea della fabbrica alimentare in preda alle fiamme in Bangladesh. ANSA/ AFP/Munir Uz zaman)

ROMA.  – Bloccati dalle fiamme, divampate senza sosta per oltre 24 ore, mentre all’esterno si radunavano i parenti disperati. Sono morti così 52 operai di una fabbrica alimentare in Bangladesh. Ma il bilancio potrebbe essere drammaticamente più alto.

Non è infatti certo quante persone stessero lavorando all’interno dello stabilimento dell’industria alimentare Hashem Food and Beverage di Rupganj, città industriale non lontana dalla capitale.

Quel che è certo è la totale mancanza di rispetto degli standard di sicurezza, come l’assenza di un numero congruo di vie di fuga davanti alle fiamme che sono inmediatamente divampate per tutti i piani dell’edificio trasformandolo in una vera e propria prigione di fuoco: impossibile fuggire sul tetto perché le porte erano bloccate, impossibile scendere per il fuoco.

I pompieri dal tetto della fabbrica sono riusciti a calare delle corde e salvare 25 persone. Chi non ha trovato via di uscita ha tentato il tutto per tutto gettandosi dalle finestre. Il bilancio, sempre provvisorio, è di 30 feriti. Ma gli stessi vigili del fuoco non sono stati in grado di stabilire quante persone ancora possano essere rimaste all’interno dello stabilimento.

Resta il fatto che sono moltissimi i parenti ancora assiepati davanti all’impianto in attesa di notizie sui loro cari. E in centinaia hanno bloccato la vicina autostrada per protestare contro la lentezza nei soccorsi.

Le polemiche sul mancato rispetto delle norme di sicurezza in Bangladesh durano da anni e si portano dietro una lunga scia di disastri, costata la vita a moltissimi lavoratori.  Il più grave risale al 2013 ed è la strage del Rana Plaza.

Un edificio commerciale, a causa dei macchinari tessili troppo pesanti accumulati senza alcun rispetto delle norme di sicurezza, ebbe un cedimento strutturale: gli 8 piani del palazzo, nel quale lavoravano migliaia di operai, crollarono l’uno sull’altro come fossero di sabbia. Morirono 1.136 persone e altre 2.438 rimasero ferite. Tutti operai al lavoro per le più importanti marche internazionali.

Si trattò del più grave incidente di sempre nell’ambito dell’industria tessile e rese note al mondo le precarie condizioni di lavoro e lo sfruttamento del personale grazie a cui il Bangladesh è fra i Paesi più competitivi in mtermini di prezzi.

Ma non fu l’ultimo. Nel febbraio del 2019 almeno 70 persone morirono a causa di un incendio che a Dhaka distrusse alcuni appartamenti nei quali venivano consérvate illegalmente sostanze chimiche.

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