I diciottenni voteranno per il Senato, sì alla riforma

Voto finale sul ddl di bilancio 2021, Senato,
Voto finale sul ddl di bilancio 2021, Senato, Roma 30 dicembre 2020. ANSA / FABIO FRUSTACI

ROMA. – Alle prossime elezioni politiche anche i diciottenni potranno votare per eleggere il nuovo Senato e non solo, come accade finora, la Camera. A Palazzo Madama è arrivato il secondo via libera finale e definitivo alla proposta di legge costituzionale che abbassa l’elettorato attivo per il Senato della Repubblica a 18 anni dagli attuali 25.

La proposta di legge costituzionale che uniforma per tutti gli elettori maggiorenni l’età per votare i senatori a quella già prevista per i deputati, modificando quanto fino ad ora previsto dall’articolo 58 della Costituzione, è stata approvata al Senato con 178 voti a favore, 15 contrari e 30 astenuti. Entrerà, però, in vigore solo tra tre mesi: non essendo stata, infatti, raggiunta la maggioranza dei due terzi nella seconda lettura alla Camera, lo scorso nove giugno, in base alla Costituzione il testo è ancora sottoponibile a referendum confermativo.

Un’ulteriore novità in arrivo, dunque, per le prossime Politiche, quando gli italiani saranno chiamati a rinnovare due Camere con i componenti ridotti da un’altra riforma costituzionale approvata in questa legislatura. Grazie al ‘taglio’ dei parlamentari, dalla diciannovesima legislatura i deputati da eleggere, infatti saranno solo 400 a fronte degli attuali 630, mentre i senatori saranno duecento, cui naturalmente si aggiungono i senatori a vita.

La modifica, dice soddisfatto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, “allinea l’Italia agli altri Paesi europei e testimonia anche che il metodo delle riforme puntuali, che ha già portato alla riduzione del numero dei parlamentari, non solo è efficace ma è anche utile ad approvare le riforme necessarie con larga maggioranza”.

Un monito a procedere spediti nelle riforme fatto proprio da Giuseppe Brescia (M5S), che rivendica la “paternità” della modifica costituzionale definitivamente varata. Un sentimento di soddisfazione condiviso dall’intero Movimento Cinque Stelle, che parla di “importantissima conquista democratica” ma anche dal Partito democratico, con il costituzionalista Stefano Ceccanti a rilevare che omogeneizzando l’elettorato attivo delle due Camere si scongiura il rischio della nascita di minoranze diverse tra Camera e Senato.

“Fino a ieri un giovane tra i 18 e i 25 anni aveva un potere dimezzato rispetto agli altri elettori più anziani. Votava solo alla Camera. Da oggi, con la riforma appena approvata, voterà anche per il Senato. Un piccolo ma concreto passo per dare più forza alla voce dei giovani”, rivendica il segretario Enrico Letta.

Perplessa, invece, Italia Viva per una “riforma parziale”. “Avremmo preferito – dice in Aula Daniela Sbrollini – modificare l’elettorato passivo equiparandolo a quello della Camera e consentire l’elezione ai venticinquenni permettendo una partecipazione diretta per condizionare il Parlamento dal punto di vista generazionale”.

Nel centrodestra, favorevoli Fdi, con Achille Totaro ad auspicare ora “l’elezione diretta del Capo dello Stato” e la possibilità “di consentire ai più giovani di poter essere eletti anche per il Senato”, e la Lega. Per Coraggio Italia Giovanni Toti sottolinea che “da adesso in poi milioni di giovani potranno fare la differenza. Loro, il nostro futuro”.

Contro, invece, vota Forza Italia. “Abbiamo grande rispetto per i giovani ma anche per la serietà”, ha detto Lucio Malan, evidenziando che dopo la riduzione dei parlamentari, “avremo un senatore ogni 233 mila elettori e ora con il voto ai diciottenni uno ogni 260mila. I giovani avranno così molto meno potere nella scelta dei loro rappresentanti”.

(di Francesco Bongarrà/ANSA)

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