Draghi prova lo sprint sulle riforme: prima la concorrenza, poi il fisco e la giustizia

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha reso alla Camera dei Deputati le Comunicazioni in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha reso alla Camera dei Deputati le Comunicazioni in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. (Ufficio Stampa e della Comunicazione di Palazzo Chigi)

ROMA. – Archiviata la prima tranche di decreti per ottenere entro la fine di luglio le iniziali risorse del Next Generation Ue, l’imperativo, a Palazzo Chigi, è non fermarsi sulla strada delle riforme. Una strada che si fa più in salita perché andrà a toccare due temi altamente divisivi nella maggioranza: il fisco e la giustizia.

Ma sulla seconda, in particolare, il premier Mario Draghi vuole imprimere un’accelerazione: già nelle prossime ore, una volta che il ministro Marta Cartabia avrà ultimato la sua informativa, potrebbe essere convocata una cabina di regia a Palazzo Chigi per fare il punto sul ddl sul processo civile e su quello, più ostico, sul processo penale.

E, sempre a Palazzo Chigi, è stata impressa un’accelerazione su un’altra riforma chiave, quella della concorrenza, dove le crepe interne alla maggioranza, almeno finora, appaiono minime.

Il timing delle tre riforme – concorrenza giustizia e fisco, in probabile ordine cronologico – è il mese di luglio. Ultimare i tre dossier significherebbe dare un segnale forte all’Europa sul fatto che l’Italia, in fatto di riforme, ora fa sul serio. Ma c’è un altro punto, tutto politico, che non sfugge al capo del governo: con il semestre bianco alle porte (scatterà il 2 agosto) e con una maggioranza che, sull’onda del ddl Zan e del travaglio del M5S, appare via via più sfilacciata, l’esecutivo non può permettersi di fermarsi.

Un rallentamento sul percorso tracciato al momento del Recovery Plan vorrebbe dire rischiare, per Draghi, un impasse totale. Certo, su giustizia e fisco i nodi sono ancora aperti. Sul primo dossier il M5S ritrova una certa unità nella difesa della prescrizione. E una mediazione nel solco del testo Bonafede continua a non piacere al centrodestra. Anzi, sul tema la Lega è più che mai attiva sul referendum – si va dalla separazione delle carriere tra pm e giudici all’abolizione di una parte della legge Severino – promosso assieme ai Radicali a appoggiati in buona parte da Fdi e in toto da Italia Viva.

“Il risultato dei primi giorni di raccolta è stato straordinario, è una grande occasione per cambiare la giustizia dopo decenni”, è il mantra che diffonde la Lega, che punta a un milione di firme. Domani, invece, Matteo Salvini passerà all’attacco su fisco e flat tax, in occasione della presentazione del libro “Non ne fisco più”. Nel frattempo, sempre il leader della Lega apre un altro fronte (sul quale potrebbe ancora una volta trovare la sponda di Matteo Renzi): la profonda revisione del reddito di cittadinanza. Tutte schermaglie che potrebbero rallentare il percorso voluto da Draghi. Il premier, invece, vuole mantenere il passo.

Un Cdm per trovare una quadra sugli emendamenti al ddl processo penale (in Aula alla Camera il 23 luglio) potrebbe tenersi, cabina di regia permettendo, già questa settimana. Nel frattempo il premier interviene su un altro tema a lui caro, la parità di genere. “Le aziende dovrebbero garantire che sia preselezionato per le candidature un numero sufficiente di donne qualificate. I governi possono fare di più per aumentare il numero di donne nella scienza e nei settori correlati in rapida crescita”, è il messaggio mandato alla  Terza Sessione Plenaria del G20 Empower. E l’Italia, presidente del G20, proverà a dare una forte impronta alla lotta alla diseguaglianza di genere. Ospitando, dal 13 al 15 luglio a Roma, il summit conclusivo dell’engagement group Women 20.

(di Michele Esposito/ANSA)

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