Italia punta a crescita del 5%, incognita inflazione

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in una foto d'archivio.
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in una foto d'archivio. EPA/MAURO SCROBOGNA / POOL

ROMA. – Verso una crescita del 5%, ma forse anche oltre: le autorità di Roma sfoderano un evidente ottimismo sull’andamento del Pil 2021 corroborato da buoni dati macro (fiducia delle aziende, consumi, produzione, export, investimenti) e visto in volo anche dai principali organismi internazionali. Il tutto grazie anche alle reti di protezione della Bce che al momento sembra intenzionata a non toccare la leva monetaria tenendo il costo del denaro nell’Eurozona ai minimi.

Ma c’è un’incognita: il riaffacciarsi dell’inflazione a livello globale che potrebbe spingere le banche centrali ad interventi (al momento ufficialmente esclusi) per calmierare l’andamento dei prezzi al consumo post pandemia. Ma, sostengono gli economisti, l’effetto sarebbe del tutto momentaneo.

Mercoledì la Commissione Ue darà le sue pagelle ai partner proprio su crescita ed inflazione ed il premier Mario Draghi, pochi giorni fa sottolineava come “le previsioni attuali della Commissione indicano un aumento del pil quest’anno in Italia e nell’Ue del 4,2%. Credo che queste stime verranno riviste al rialzo, anche in maniera significativa”.

Stesso lo scenario tracciato dal custode dei conti, il ministro dell’Economia, Daniele Franco e la crescita potenziale indicata. Il traguardo sembra quindi essere ad un passo: mentre iniziano ad arrivare i primi fondi del Recovery ed a marciare le riforme, Bankitalia prevede che l’effetto benefico sulla crescita delle misure previste dal Pnrr possa essere di 2 punti nei prossimi 3 anni. Ma anche gli organismi di previsione nazionali ed internazionali vedono rosa: si va da un +4,7% ipotizzato dall’Istat al +4,8% di Fitch.

Insomma, come ipotizza il ministro allo Sviluppo Giancarlo Giorgetti, “il traguardo potrebbe essere raggiunto, ma – sottolinea – solo alla fine del 2022 torneremo ai livelli ante crisi”. C’è chi si spinge oltre come il leader degli industriali Carlo Bonomi: “Io credo che ci siano le condizioni per un piccolo miracolo economico, ma neanche tanto piccolo. Noi siamo molto ottimisti: credo che sfonderemo un aumento di Pil del 5%”.

Più tecnicamente l’Istat ipotizza che “nel biennio 2021-22 l’aumento del Pil sarà determinato dalla domanda interna al netto delle scorte (rispettivamente +4,6 e +4,5 punti percentuali) trainata dagli investimenti (+10,9% e +8,7%) e, con un’intensità minore ma significativa, dalla spesa delle famiglie e delle istituzioni sociali private a servizio delle famiglie (+3,6% e +4,7%)”.

L’inflazione? “È salita nei mesi recenti ed è probabile che aumenterà ancora in autunno – ha detto di recente il numero uno dela Bce Christine Lagarde, nel suo discorso ai leader della zona euro – ma largamente a causa di fattori temporanei”.

E allo stato non servono interventi. Per la Bce, occorre ancora un orientamento molto accomodante della politica monetaria: i tassi di interesse di mercato sono aumentati ulteriormente e ciò potrebbe tradursi in un inasprimento delle condizioni di finanziamento che sarebbe prematuro e rappresenterebbe un rischio per la ripresa economica in atto e le prospettive di inflazione.

(di Francesco Carbone/ANSA)

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