In Usa creati 850mila posti di lavoro, sopra le stime

Operaio al lavoro tra le scintille di saldatura. Deficit
Operaio al lavoro tra le scintille di saldatura.

ROMA. – L’economia americana ha creato 850 mila posti di lavoro in giugno. Un risultato che va oltre le stime degli analisti: il mercato scommetteva infatti su un dato superiore ai 700 mila occupati in più ma non al livello indicato dagli istituti di rilevazione. Si tratta dell’aumento più forte di posti di lavoro creati negli ultimi 10 mesi negli Usa sulla scia delle riaperture delle attività economiche.

Ed infatti a trainare la risalita sono i settori dell’ospitalità e del tempo libero con 343.000 posti creati, ossia proprio quelli più duramente colpiti dalla pandemia. Il tasso di disoccupazione è leggermente salito al 5,9% dal 5,8% perché “più persone hanno lasciato il lavoro volontariamente e al tempo stesso è aumentato il numero di quelli che si sono messi alla ricerca di un posto”, spiegano gli analisti, sottolineando che la domanda per lavoratori “resta solida” con le aziende che cercano di “tenere il passo con una economia che si consolida, grazie all’allentamento delle restrizioni, alle vaccinazioni di massa e ai tanti miliardi di dollari di sussidi statali”.

E il tasso di disoccupazione negli Usa scenderà nell’arco dei prossimi mesi sotto il 4%, prevedono fonti finanziarie secondo cui il miglioramento del mercato del lavoro spingerà la Federal Reserve ad annunciare la prima azione di ‘tapering’ ossia di riduzione della liquidità già in occasione del prossimi meeting del 27-28 luglio.

“Ad un’analisi superficiale sembrerebbe come il mercato del lavoro statunitense debba fare ancora molta strada per recuperare i danni creati dal Covid – spiega un investitore istituzionale newyorkese – ed effettivamente a maggio il numero di disoccupati si è attestato a 9,3 milioni: 3,6 milioni in più rispetto al mese di febbraio 2020 quando il tasso di disoccupazione era al 3,5%.

Tuttavia – prosegue – vi sono segnali che evidenziano come le tensioni nel mercato del lavoro stiano progressivamente crescendo. Solo per fare un esempio, le inserzioni di posti di lavoro hanno raggiunto recentemente un massimo storico. Inoltre, il dato ADP sull’occupazione a giugno è cresciuto di 692 mila unità a 122 milioni.

Infine, non bisogna sottovalutare l’elemento demografico: l’invecchiamento della popolazione infatti si sta già traducendo in una carenza di lavoratori e conseguente rialzo dei salari. Chi scommette sulla temporaneità delle attuali pressioni inflazionistiche rischia di rimanere profondamente deluso”.

La reazione di Wall Street alla ripresa dell’occupazione è stata positiva con il Nasdaq e l’indice S&P che hanno segnato nuovi record a metà seduta. Tra gli investitori tiene banco però il tema degli effetti della variante delta del coronavirus sull’economia e resta alta l’attenzione sulle materie prime con il prezzo del petrolio in aumento sopra i 75 dollari dopo il nulla di fatto della riunione dell’Opec+ che doveva dare il via libera ad un aumento della produzione.

La mancata decisione dei Paesi produttori, che hanno aggiornato la riunione, rischia, secondo gli analisti, di far aumentare ulteriore il prezzo del petrolio con possibili effetti sull’inflazione.

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